Io sono una scettica, di quelle toste. Alla parola Guru, mi si alza il sopracciglio. La mente mi rimanda subito a quella che Dan Harris nel libro 10% Happier chiama la “Happiness Inc.”, il business della felicità. Oppure, a un film divertentissimo, The Love Guru, dove l’appunto Guru dell’Amore sforna preziosi consigli quali “Ti fa soffrire quando lo fai? Non farlo!”, o “Se sei felice e tu lo sai, pensaci ancora!”.
Sono stata invitata al cinema dall’amica Daniela. Pur conoscendo il mio scetticismo, Dani ama trascinarmi nelle sue avventure spirituali e meditative, forse sperando di sanarmi una volta per tutte. E così eccomi qui, in una giornata di pioggia, davanti al cinema Greenwitch di Torino, in attesa di vedere “Finding Happiness – Vivere la felicità”, un docu-film sulla comunità spirituale Ananda World Brotherhood Village, nel Nord California. Una giornalista riceve l’incarico di scrivere un articolo su questa comunità spirituale: inizialmente scettica, finirà col cambiare idea sulla sua stessa concezione di vita dopo avere incontrato il fondatore, Swami Kriyananda, e le persone che, seguendo i suoi insegnamenti, da quasi quarant’anni hanno scelto un cammino diverso dal resto del mondo (da mymovies.it).
Saliamo le scale che portano alla sala, e all’entrata troviamo un drappello di persone sorridenti dietro a due banchetti su cui sono esposti, in vendita, i DVD del film, depliant e svariati libri. Eccoli lì, penso già col sopracciglio a mezz’asta, a vendere materiale e fare soldi. C’era da immaginarselo. Per fortuna, io non cado in queste trappole: i miei soldi li uso per altro.
Prendiamo posto sulle poltrone assegnateci, e attendiamo. Il film ha inizio, e io mi identifico subito con lo spirito diffidente della protagonista, e intanto osservo Daniela con la coda dell’occhio: sorridente e tranquilla, l’ingenua. Dopo una decina di minuti mi metto gli occhiali per vederci meglio. Dopo quindici mi stringo nella sciarpa. Dopo mezz’ora ho le lacrime agli occhi. Ai titoli di coda sono ormai rapita.
Vedete: io non sono il mio curriculum.
Io sono una volontaria. Una missionaria. E il film deve aver risvegliato quella che sono. Non una guida turistica, nè un’insegnante col suo bello stipendio e l’appartamento nuovo e tutto, ma una che è sempre stata felice solo quando si donava pienamente agli altri. E lo faceva gratis.
Questo film ha svegliato la mia volontà di cambiamento, che nell’ultimo anno in Oman si era un po’ assopita, e qui in Italia si era addormentata del tutto, sedata dalla sicurezza del lavoro, degli affetti e degli agi.
Il regista Giacomo Campiotti ha detto “E’ un documento rivoluzionario che dimostra che la felicità non è un’Utopia. Da vedere e rivedere fino a quando non capisci che il protagonista sei tu.” A me è bastato vederlo una volta sola.
Il film è finito e guardo Daniela – senza asciugarmi le lacrime, con lei non devo fingere – per capire se dobbiamo uscire. In quel momento, però, il drappello che prima stava serafico dietro ai banchetti entra di soppiatto nella sala, cantando e suonando una chitarra. Mioddio, mica penseranno che mi metta a fare la pagliaccia, adesso? Io sono una blogger, un’insegnante, ho una mia dignità!
Poi cala il silenzio, e una donna americana, discepola di Swami Kriyananda, e che ora vive nella loro comunità in provincia di Perugia, prende la parola. La riconosco: era una delle “attrici” del film: nel film interpretava se stessa, come tutti gli altri. Il sopracciglio mi si alza di nuovo, e insieme a lui il muro di diffidenza. Le sue parole mi toccano il cuore:
“Quando mediti, non chiedere che cosa vuoi, ma “Che cosa deve succedere?”. E accettalo.
Come se la felicità fosse una cosa irraggiungibile. Sapete, solo i bambini sono felici. Sono entusiasti. A cos’è dovuta la loro felicità?
Il corpo, per i bambini, è un canale attraverso cui possono correre, saltare e gioire. Per noi, il corpo è un peso.
A loro serve per indagare, per capire. Non hanno paura di sbagliare! Come possiamo ritrovare quella felicità che provavamo da bambini?
Immaginate una bella casa, le cui finestre e porte sono chiuse. Fuori il sole splende. Dentro però è buio, perché è tutto chiuso. Dobbiamo aprire le porte della nostra mente, della nostra energia. Uscire dalle nostre paure: il sole rende felice la nostra anima.
Corpo e mente sono collegati: noi siamo corpo e mente.
Bisogna fare il primo passo. So che correre mi fa bene, e mi dà gioia. Ma il passo più difficile è mettermi le scarpe e uscire. E quando sono fuori, faccio un bel respiro e dico “Ah! Che gioia!”.”
Al termine del suo breve discorso, la signora ci invita a fare con lei due esercizi di respirazione per lasciar andare le tensioni e le tossine, esercizi che lei chiama “di ricarica”. Infine, ci fa intonare alcuni canti: so che Dani non crede ai suoi occhi nel vedermi cantare a squalciagola e battere le mani a ritmo, ma non importa, non mi sento più ridicola: solo felice.
Al punto che, all’uscita dalla sala, non solo mi riempio la borsa di volantini e depliant sull’Ananda Yoga e Raja Yoga, ma acquisto anche non uno, bensì due libri: uno sul vivere con saggezza, l’altro sulle tecniche di respirazione per l’autoguarigione.
Possiamo davvero fidarci di un Guru? Io credo di sì, nel momento in cui questi ci offre degli strumenti per farci sentire meglio, e per essere più felici. Come capirlo? Il corpo non mente: mentre guidavo verso casa, al buio e sotto la pioggia, ho cominciato a cantare. Mi sentivo come liberata. A cena ho mangiato di gusto, cosa che non facevo da settimane. E la notte ho dormito come un ghiro.
MilleOrienti definisce la parola Guru letteralmente come “pesante”, nel senso che “la persona ha un “peso” spirituale; il Guru (chiamato Gurvi se è una donna) è il vero Maestro, cioè l’incarnazione vivente di un percorso verso l’illuminazione. Lui (o Lei) è un insieme di autorevolezza, sapienza e armonia interiore che va ben al di là della conoscenza nozionistica”.
Il Guru non dev’essere per forza un santone indiano con la barba lunga e lo sguardo assente.
Io, ad esempio, il mio Osho l’ho trovato in un prete cattolico tanti anni fa, quando mi stavo preparando per andare volontaria in Kenya. Un uomo illuminato al quale posso dire tutto, proprio tutto ciò che combino – anche che non vado a messa da quasi mezzo secolo e prego con la frequenza di un ateo; il quale spesso raccoglie le mie macerie e mi rispedisce a casa con una visione nuova del problema che mi attanaglia.
Un prete che è riuscito a dirmi: “Io credo proprio che tu, come sei vagabonda nella vita, lo sei anche nell’amore: tu devi essere libera di andare per i prati. Il che è un difetto ma anche un pregio: tu devi scrivere nell’immediato, le esperienze le devi raccontare in diretta. Questa sei tu. Accettati come sei e vivi serena”. Non senza dirmi, ogni volta che ci congediamo e con un sorriso meraviglioso: “Pregherò la Madonna che ti aiuti a farti furba”.
Il trailer del film ve l’ho messo sopra il titolo di questo articolo.
Cosa ne pensate? Diffidate dei Guru, o ne avete uno e non potreste salvarvi senza?
Ma soprattutto: come state, a felicità?
20 Comments
Sarebbe bello avere la fortuna di incontrare una “guida spirituale” per cercare, forse più che la felicità, la serenità…Tornando al discorso dei bambini…credo che, anche in loro, si sia spento qualcosa. Forse è colpa nostra, forse li abbiamo riempiti di cose inutili e non sanno più apprezzare niente…Rimettere insieme i pezzi è un lavoro lungo e faticoso…ma farlo con il sorriso certamente aiuta… 🙂 Devo trovare questo film-documentario e vederlo assolutamente!
La donna incontrata sabato diceva che non bisogna cercare solo la serenità, ma la felicità. Quando la serenità coincide con l’accontentarsi di un sentimento tiepido derivante dai nostri comfort, allora non si può parlare di felicità. Ma noi dobbiamo cercare quest’ultima per stare bene.
Riguardo ai bambini, che li abbiamo riempiti di cose inutili e di stimoli troppo forti per la loro anima infantile, questo è evidente. Io che insegno ai bambini, però, ho notato che il loro spirito è intatto: siamo noi (insegnanti e genitori) che tarpiamo loro le ali. Li blocchiamo, permettiamo loro sempre meno di essere ciò che sono, di liberare il loro entusiasmo per la vita. Io, nel mio piccolo, durante le mie lezioni li lascio esprimere la loro creatività e gioia: infatti si ride sempre!
Evviva i Guru e le Gurvi con la G maiuscola ma anche e soprattutto quelli con la g minuscola, quelli che hanno scritto libri, quelli che trovi così, “per caso”… perché chiunque puo’ essere guida a seconda del momento e di cio’ che ci “serve”, spesso lo siamo anche noi (eh sì, persino noi che ci sentiamo spesso così indietro!) per qualcun altro. Credo che tutti noi siamo sia maestri sia discepoli..
Personalmente adoro i “guru”: gli ultimi per me sono stati la mia insegnante di yoga tantra a Chiang Mai lo scorso febbraio e un meraviglioso irlandese conosciuto poco tempo fa a Pai, mi bastava star loro vicino per ricaricarmi… e adesso non vedo l’ora di conoscere il prossimo!! 😉
… intendevo “quelli che NON hanno scritto libri”!
😀 …ma anche quelli che li hanno scritti ma non sono famosi!
Ciao Simona!
Sono d’accordo con te: anche noi possiamo essere i guru di chi ci sta accanto. Basta essere d’esempio con le proprie azioni e il modo di vivere la vita. Ora che mi fai pensare, anch’io ho avuto tutta una serie di “guru per caso”: scrittori, poeti, insegnanti di qualcosa, ma anche persone incontrate sul mio cammino. Quando si sta vicino a loro e ci si sente ricaricati, vuol dire che hanno una positività che si sprigiona da dentro. Chissà chi sarà il prossimo? 😀
Ciao Eli! ti dirò che non appena ho letto il titolo del post ho pensato “Ma figurati!!!” poi già solo leggendo le tue righe ci ho ripensato e ora voglio vedere assolutamente il film…
Devi vederlo! Magari non è il massimo come realizzazione hollywoodiana, ma il messaggio tocca il cuore.
😀 Sorrido. Sorrido sempre quando leggo tuoi articoli, ma oggi un po’ di più. Quando ho letto Swami Kriyananda mi sono incuriosita subito: “cosa c’entrerà mai in un articolo di Eli?” 😀 E’ sua la frase di una delle mie sezioni del blog.
E ti capisco, sullo scetticismo dico, soprattutto quando le cose vengono lanciate addosso senza tempo per assimilarle. Tuttavia, un po’ di scetticismo non credo sia “sbagliato”, anzi aiuta a comprendere meglio le cose e a valutarle secondo ciò che siamo pronti a prendere. Aiuta a pensare. E c’è un detto buddista che dice “quando l’allievo è pronto il maestro compare”: ognuno può cercare il suo guru (o Guru).
Ciao Lucia! Non sapevo che avessi una frase di Swami Kriyananda sul tuo blog: vi sono andata ora, ma non la trovo: me la riporteresti qui?
E’ proprio vero che quando siamo pronti, le esperienze e le persone di cui abbiamo bisogno si affacciano nella nostra vita.
Comunque, dal taglio del tuo blog e della tua personalità che traspare, potresti essere una Gurvi in divenire 😉
Eccola (è nella sezione “Immagini”):
“Quanto più ti sintonizzerai dal tuo centro con il centro di ogni cosa, tanto più ti accorgerai che esiste un’interrelazione simpatetica nell’universo, che rende possibile la perfetta comprensione di tutto. Cerca di non essere dipendente dall’analisi intellettuale che separa le cose e le incasella, ma prova piuttosto a sentire il cuore di qualsiasi cosa tu stia cercando di comprendere.”
ps. Grazie, di cuore. Non credo di avere tanta potenzialità, ancora c’è da lavorare 🙂 Buona serata mia Eli. Sorridi.
Bellissima! Grazie per averla riportata qui: è un bel dono per tutti quelli che leggono.
Strano, no strano per nulla: tu parli di felicità e io a distanza di 130 chilometri più o meno faccio riflessioni simili sulla felicità! Il tuo post è al solito una piacevolezza da leggere e ricco di spunti su cui riflettere. E sai che ti dico? Mi sa che andrò a vedere il film, se passa per Milano!
Anche io sono piuttosto diffidente dai vari guru e coach ed esperti di tutto che improvvisamente popolano il mondo online e offline. E di sopracciglio ne alzo due, uno alternato all’altro. Poi, di maestri ne ho incontrati pochi, ho incontrato più angeli. Forse hai ragione, Lucia: sono un esterno studente, quindi un allievo che non ha ancora avuto la possibilità di vedere il suo maestro. Soluzioni? Non ci sono ancora arrivata!
Il film è a Milano in questi giorni, da domenica: corri!
Anch’io ho incontrato angeli, ma anche tanti maestri: ognuno con i suoi difettacci come tutti, ma ognuno con una lezione da insegnare. E ho anche notato che quelli tosti avevano il carattere peggiore. Ma sono quelli che mi hanno insegnato di più.
Buongiorno, Eli! Colgo al volo il tuo consiglio e, se tutto va bene, questa sera me lo vado a vedere al Cinema Apollo.
Ho proprio bisogno di una boccata di felicità ed energia: le ultime 48 ore sono state un concentrato di preoccupazioni (mie), superbia e invidia (altrui… chissà forse ci scrivo sopra. Come dice il mio amico Pier, tendo a essere “troppo buona” ed è ora di tirare fuori (anche) il lato guerriero di Gloria?
Tira fuori la guerriera che c’è in te, Gloria: la bontà è una caratteristica splendida, ma solo con chi lo merita.
Per il resto, la frase di Dante è sempre attuale: “Non ragionar di lor ma guarda e passa”.
Fammi poi sapere se hai visto il film!
Bella Eli, il tuo post mi ha commossa, più di tanti articoli usciti in tutto il mondo sul film.
Ero anch’io al cinema Greenwich sabato pomeriggio , ma di fronte a te, con un microfono in mano facendo da filo conduttore tra Shivani, il coro e le varie testimonianze.
Apprezzo le persone diffidenti, forse perchè io sono una “san Tommaso ” di natura ed ho fatto a botte a lungo con il mio Guru, Yogananda. Yogananda diceva :” Più mi sintonizzo con il mio maestro è più scopro di essere diverso”. Ed è esattamente quello che un vero Maestro fa : non ti permette di dipendere da lui, ti guida perchè tu possa diventare maestro di te stesso. Ti aiuta a conoscere i tuoi talenti, a poter esprimere ed amare la tua unicità, proprio come sta facendo il tuo direttore spirituale.
Conosco Ananda da 8 anni e vivo nella comunità di Assisi da poco più di 1 anno, continuo a lavorare a Roma come agente di attori e a combattere con il mondo, ma molto spesso sento nella mia pancia bolle di gioia che salgono fino alle labbra e agli occhi. Anche nei momenti più faticosi, sorrido senza un perchè….credo si chiami felicità !
Ti aspetto ad Ananda
Abbi Gioia
Ciao Candida! Che gioia ricevere qui il tuo commento!
Ti confesso che quando quel pomeriggio avevi detto che vivevi nella comunità di Assisi, ho avuto un piccolo tuffo al cuore. Ho come percepito il perché tu abbia fatto questa scelta, e la sensazione di famiglia e di sostegno che ho percepito vedendo il film.
Credo che con un lavoro come il tuo, il sostegno spirituale di Ananda (e Yogananda alla base) ti possa portare la felicità e la leggerezza di cuore di cui parli.
Spero ci incontreremo presto ad Ananda! Un abbraccio grande.
Non credo molto nei guru,credo nelle amicizie che aiutano a guarire facendoci ritrovare la bussola della nostra vita. Tu Eli x me puoi essere tranquillamente tra quelle persone, credo tu non abbia minimamente idea di quanto aiuto dai alla gente con questo blog,umile ma concreto,basta un sorriso sbocciato dopo aver letto le tue simpatiche avventure a riscaldare due occhi che piangono. Credimi x favore non te lo direi altrimenti! Grazie a nome di tutti 🙂
Sei troppo buona, Laura, e ora hai fatto piangere me!
Mi aiutano a capire che le ore che spendo a rispondere a chi mi scrive privatamente, nonchè a scrivere i post nei momenti liberi, non sono inutili. GRAZIE A TE.