Tra poco è lunedì, ed eccomi puntuale con l’input per la settimana, ovvero il mio calcio nel sedere virtuale.
Siete ancora in fase meditabonda: cambiare tutto o lasciare le cose come stanno e adattarmi a una vita che non mi va bene? Mi butto o lascio perdere, perchè ho troppa paura del rischio?
L’anno scorso, prima di prendere la Grande Decisione, mi ero ridotta così:
1. Pur di evitare di prendere una decisione, passavo domeniche uggiose ciondolando dallo studio alla cucina, dalla cucina al bagno, dal bagno allo studio, leggendo di continuo i siti internet di chi aveva avuto il coraggio di lanciarsi e inseguire i propri sogni (studio), mangiucchiando schifezze per far passare il tempo e non dovermi impegnare a organizzare un piano di partenza (cucina), controllandomi la faccia se per caso avessi lasciato qualcosa da strizzare (bagno – e comunque non c’era più nulla): ero una maga del procrastinare.
2. Trascorrevo ore al telefono con i miei amici/amiche chiedendo pareri a destra e a manca, ma secondo te cosa devo fare, ma secondo te faccio bene, ma secondo te faccio male, ma secondo te…
3. Mi svegliavo la mattina piena di buoni propositi (Sì! Ho deciso! Spacco il mondo!); il pomeriggio ero già titubante (però poi i miei come fanno senza di me, e il fidanzato, e la gatta, e la scuola, e gli alunni, la continuità, la pensione, la carriera); la sera i miei progetti erano andati a farsi benedire. L’indomani mattina il ciclo ricominciava, e via con l’altalena.
4. Tutto questo pensare aveva scatenato in me una serie di disturbi psicosomatici, alcuni di questi alquanto bizzarri: un giorno mi svegliavo e sentivo come se un uovo mi bloccasse la gola (sì, un uovo, e non mi hanno manco ricoverata nel reparto psichiatrico); un altro mi ritrovavo con la lingua a carta geografica; un altro ancora mangiavo e mi veniva il reflusso gastrico; poi mi usciva un bubbone sul mento che neanche la befana; la sera alle sei mi veniva il respiro corto e mi sentivo soffocare; la mattina alle cinque mi rigiravo nel letto con lo stomaco in fiamme. Mi ero ridotta a un catorcio.
Il mio corpo mi stava mandando dei segnali, che col tempo ho imparato a ascoltare. Più li reprimevo, più l’inconscio urlava per farsi sentire, e lo faceva colpendomi il fisico. Aveva scelto lo stomaco, la pelle e la gola non a caso. Quando il primo brucia, è un fuoco che brucia all’interno, una rabbia inespressa: lo stomaco assorbe tutte le impressioni che arrivano dall’esterno, che non sempre riusciamo a digerire. La pelle segna il confine tra noi e l’ambiente esterno: quando il confine non è più in equilibrio, si sfoga (con me, mandandomi un bubbone che manco i malati di peste dei Promessi Sposi). Le vie respiratorie bloccate ci stanno dicendo che abbiamo bisogno di ARIA, spazio, autonomia, vita: ciò che a me mancava tra le quattro mura di quella scuola, di quel paese. E di quella vita.
In poche parole, quei disturbi mi stavano impedendo di continuare a svolgere un lavoro che non era il mio. Interessante: la soluzione era dunque tutta lì: ascoltare il mio corpo. Quel mal di stomaco mi stava dicendo che era ora di cambiare rotta.
Henry Corbin scrive: “Ritorna a te stesso e tutto si risolverà”. Sono d’accordo e io ne sono la prova: dopo aver preso la Grande Decisione, un mese di assestamento e il mio corpo ha ricominciato a funzionare a meraviglia: il reflusso gastrico è miracolosamente sparito; il bruciore allo stomaco anche; la lingua ha ripreso sembianze umane; il senso di soffocamento è ormai un lontano ricordo, venuto a trovarmi momentaneamente quando ero in Cina, a ricordarmi che quel posto non faceva per me, quindi ARIA. E il bubbone? Beh, ogni tanto spunta quando vuole lui, ma ormai siamo amici.
A questo punto vi chiederete: ma sta Grande Decisione, alla fine, stringi stringi, qual è stata?
Ho deciso di essere felice. Di non stare più male. Di salvare la mia vita. Sono fermamente convinta che quando facciamo ciò che amiamo e siamo felici, è ciò per cui siamo venuti al mondo, e dunque contribuiamo a renderlo migliore. Io la mia felicità la sto inseguendo in aereo.
Vi ripeto la scritta nella foto: “Il rischio più pericoloso di tutti: quello di spendere la vostra vita non facendo cosa volete, sperando di potervi comprare la libertà di farlo dopo”. Non funziona così: la libertà si compra prendendo quella decisione ADESSO.
E voi, avete qualche disturbo psicosomatico che vi perseguita, ma che forse sotto sotto sta cercando di dirvi qualcosa?
52 Comments
Waaah! (*-*) Leggere questo articolo mi ha dato un buon risveglio!
Soprattutto quando hai affermato che ad un certo punto ti eri resa conto di essere diventata “una maga del procrastinare”! eheh Hai colpito nel segno!
Tuttavia, nel mio caso, l’unico ostacolo che mi blocca ora come ora è il fatto che non ho alcun lavoro da cui prendere l’aspettativa, quindi dovrò pazientare ancora un altro anno. D’altronde è anche vero che “la fretta è cattiva consigliera”e da quanto ho capito anche tu hai pensato tanto prima di archiviare la tua “vecchia” vita e dedicarti a ciò che ti rendeva più felice. Giusto? (*scusa le mille virgolette! (^-^)”””)
Ad un certo punto bisogna anche essere un pò riflessivi e razionali. Senza un budget e un progetto rischi di ritrovarti in mezzo ad una strada con i tempi che corrono. Tu cosa ne pensi?
Felice di averti dato un buon risveglio! Giusto: il parto della nuova vita è stato lento e travagliato. La prima volta è stata nel 2010, anno in cui mi decisi a prendere la mia prima aspettativa dalla scuola per coronare il sogno di fare un’esperienza lunga di volontariato. Ci ho messo ben 3 anni di riflessione prima di decidermi, ma poi dopo 4 mesi ero già in Cambogia. Questa volta (si spera definitiva) ci ho messo un anno. Sono d’accordo con te: non si parte per un nuovo progetto senza soldi da parte. Un pizzico di follia ci vuole altrimenti non si comincia mai, però prima di questo anno sabbatico ho risparmiato per un intero anno scolastico. La mia idea era di tornare in Cambogia e di cercare un lavoro come insegnante di inglese e nel mentre scrivere un libro. Il progetto c’era, qualche soldo da parte anche, poi ho cambiato idea cammin facendo e ho seguito l’onda del destino. Diciamo che non potevo mantenermi per un anno intero solo con i soldi risparmiati, ma almeno 7 mesi sì. Sette mesi nel Sud-Est Asiatico, però, non negli Stati Uniti. Fai bene quindi a pensare ancora un po’, metti dei soldi da parte e poi però quando vedi che le risorse te lo permettono, prendi una decisione. Tanto, poi, cosa credi: una volta partita, continuo a procrastinare in mille altre cose quotidiane: ce l’ho nel DNA 🙂
Tu non puoi immaginare quanto sia confortante leggerti ! Mi sembra di vedermi dal di fuori, come se qualcuno avesse camminato con me in quest’ultimo anno.
Io per fortuna ho un rapporto molto buono e consapevole col mio corpo, lo capisco abbastanza bene e so cosa vuole e come gestirlo.Devo dire che ho studiato molto in merito. Le mie valvole di sfogo, quando non posso nell’immediato seguire la mia anima sono il PIANTO e l’ANSIA.Insomma, niente dermatiti, gastriti, emicranie ecc … “solo” una gran quantità di lacrime e dei risvegli mattutini con attacchi di ansia che la dicono molto chiara in merito alla giornata da affrontare. Ci ho fatto un patto: datemi tempo fino al 2013 e poi si va a fare altro. Al momento funziona ma si deve essere coerenti altrimenti sono certa che rischierei di ammalarmi .
L’ansia ha accompagnato anche me per un bel pezzo, in passato, ma poi ho imparato a gestirla, soprattutto ora che sto viaggiando in solitudine. Darsi una scadenza in questi casi è utile: quando avevo preso la decisione di partire, lo stress mi era sceso via insieme all’ansia dell’incertezza. Dopo stavo davvero meglio: avevo fatto un piccolo passo verso la libertà.
Io non sono ancora pronto per partire, non che non abbia preso una decisione riguardo a dove andare e cosa fare, il problema è che vorrei cercare di prendere la laurea in breve tempo per avere qualcosa in mano e sopratutto la partenza mi è resa difficile dalla mia famiglia (pensate che quando li ho detto ciò che volevo fare mi hanno chiesto se ero pazzo), e non solo dalla loro decisione, anche io trovo grosse difficoltà a lasciare la mia famiglia così di colpo. Mi sa che opterò per una viaggetto a breve termine, o se ne riparlerà tra due anni(spero).
Se non ti senti ancora pronto per partire, non è ancora il momento: quando i tempi saranno maturi, nulla ti potrà fermare perchè la motivazione sarà più forte dei condizionamenti. E’ normale che i tuoi genitori ti abbiano scambiato per folle: i tuoi, come anche i miei e tanti genitori, sperano sempre in una carriera “normale” per i proprio figli. Il nostro concetto di normalità, però, non sempre corrisponde con il loro: per alcuni è folle partire per un anno sabbatico in cerca del proprio posto nel mondo, per altri (quelli come noi) è folle restare e adattarsi a una vita meno avventurosa. Ma quando sarai pronto, ovvero dopo la laurea e preparando i tuoi genitori con calma, e anche te stesso, vedrai che capiranno. Io avevo fatto tanti viaggetti prima di partire, quindi sì, datti ai viaggi brevi e medita sul post-laurea. Da qui a due anni potrai avere mille nuove idee!
OOOOOHHHHH! finalmente qualcuno che affronta il problema alla radice! tanti blogger vagabondi parlano di motivazione, di forzarsi fuori dalla propria zona di comfort, di spronarsi qui e di costringersi la, tu sei la prima che leggo (e ne ho letti tanti!) che parla di ascolto di se e di sintomi psicosomatici! Per me, che da quando ho deciso di partire sono stata testimone di una scomparsa fulminea di crampi addominali che mi accompagnavano praticamente da 30 anni, e` una bella boccata di aria fresca! Grande Elizabeth!!!
Claudia, che bello leggere tutti i tuoi commenti stamattina! A me, partendo, è scompardsa una gastrite cronica con cui pensavo avrei vissuto fino alla morte. E invece… basta ascoltare cosa quella gastrite stava cercando di dirmi. Senza forzature, però: lo sforso per uscire dalla propria zona di comfort deve essere fatto solo quando si è pronti, e cioè DOPO essersi ascoltati e aver capito qualcosa 🙂
Assolutamente d`accordo al 100%! per anni ho cercato di forzarmi perche` il mondo intorno mi diceva che dovevo e mi ci sentivo in colpa, invece ho sempre ottenuto solo il risultato opposto, cioe` un aumento dei sintomi. Ora ho capito e, anche se e` dura a volte rilassarsi e lasciarsi andare a se stessi, dal benessere che sento capisco che sono sulla buona strada!
Hai toccato un tasto importante, Claudia: il benessere che si prova dopo una scelta è sempre indicativo di aver intrapreso la strada giusta. Bisognerebbe anche imparare a leggere il malessere che invece si prova al solo pensiero di fare qualcosa: quante volte, in passato, non ho ascoltato questo malessere perchè la ragione (non l’inconscio) mi diceva di fare una certa scelta, che poi si rivelava sbagliata per me, per la mia personalità. Che aveva cercato di mettermi in guardia ben prima di scegliere. Oggi sono più attenta a questi segnali corporei e non, e devo dire che mi stanno aiutando a non deviare per strade non mie.
Puo` essere un processo lungo e non facile, ma con un po` di consapevolezza ce la faremo! 😉
io sono turbato dalla tua grandezza!!!!!!!!!!!!!
Qui si vuole farmi arrossire, Lenny! 😀
Un input per la settimana… un incipit… un INCIPUT!
Propostona!
Facciamo un post del lunedi’ con tag “inciput”, e poi ce li linkiamo!
Un inciput, ah ah!!
secondo me tra i tuoi turbamenti tra la tua famiglia, la gatta, la scuola, la carriera, avendo avuto modo di farmi un idea del tuo carattere e dei tuoi sogni seguendo tutti i tuoi articoli ti sei scelta un fidanzato che è orgoglioso di tutto ciò
che sono i tuoi sogni!!! ammiro il tuo fidanzato perchè sa cosa significa la spensieratezza della vita!! a presto sundey ! aspetto un tuo nuovo articolo!!
Se mi conoscessi meglio, capiresti che il mio fidanzato è uno da fare santo subito 😀
Ma quanto ti ho voluto bene leggendo questo post!!! Lo condivido anche su facebook, va’.
Che dolce! Grazie, và.
Hey mi manchi! Che fai? Dove sei? Come stai? La mia Musa ispiratrice si è data alla macchia !!! Io Lunedì dovrei sapere data di decorrenza di ‘sta benedetta aspettativa….finger crossed !!!!
Ciao, bellissimo post. Mi vien voglia di spaccare tutto. Comunque ho passato anche io le fasi di cui parli, tra queste anche la fase di stati altalenanti tra euforia e paura del cambiamento. Poi ho smesso di pensare. E mi sono rimboccata le maniche. Cambiare stato mentale è il primo passo. Ciao 🙂
Ciao Adele! Concordo in pieno con ciò che hai detto: a un certo punto è necessario smettere di rimuginare e passare all’azione. Ciao! 😀
Musa Ispiratrice, wow!! La M.I. è stata in Thailandia e Malesia, il giorno stesso in cui ha messo piede in Oman è partita a guidare un gruppo di Udine per 10 giorni, e ora è meglio che riprenda in mano il mio blog, prima che chi mi legge si dimentichi di me 😀 Finger crossed per lunedì, ti penserò e seguirò sul tuo blog.
grazie…le tue parole sono illuminanti..
😉
Parole molto belle, sono capitata per caso su questo blog e ne sono rimasta subito affascinata.
La verità è che l’articolo ha fatto una perfetta descrizione di quello che sono io.
Eczema, bruciore di stomaco, otite e tutto il resto mi danno ogni giorno schiaffi per farmi capire che è ora di prendere un po’ d’aria… Chissà se riuscirò a raccogliere il coraggio per farlo.. Ma ogni cosa a suo tempo.
TI auguro una bella vita e tanta fortuna. good luck
Ciao Ilaria! Quando i disturbi fisici vogliono rivelare un disagio psicologico, allora bisognerebbe sì prendere aria. Corpo e mente sono inscindibili, quindi non scinderti: prendi coraggio e prepara il terreno per uscire dalla situazione che ti porta a somatizzare. E sarà tutta un’altra vita.
Buona fortuna anche a te, ovunque tu sia 🙂
Attacchi di panico e senso di angoscia pensando alle scelte da fare e se saremo in grado. Come mi disse il mio psicologo naturopata nn pre_occuparti pensa al presente ke è già questo il tuo futuro! Parole sante. Dobbiamo dare un senso alle cose che facciamo sennò moriamo prima.
Non pre-occuparsi: farò mio questo verbo. Però gli attacchi di panico vengono così, è difficile controllarli, se non impossibile. A me avevano insegnato che, quando ne arrivava uno, dovevo sedermi, rilassarmi e pensare “non muoio, non avrò un infarto!” e poi pensare con calma alla causa del mio malessere. Risolvendo quello, lattacco di panico scompariva come d’incanto.
Io invece quando sento che arriva respiro di pancia e dico un’Ave Maria si esatto hai capito bene. M aiuta più di qualsiasi mantra tibetano. Può risultare impossibile ma col tempo si impara. Perché davvero fa troppo male quando capita resto sconvolta tutto il giorno. Sembra di uscire di testa veramente. Cmq il segreto è la respirazione di pancia e poi metti un dito sulla fronte tra le due sopracciglia e massaggiati il famoso 3 occhio me l’ha insegnato un operatore di riflessologia facciale. Ho provato anche su altre persone e ha funzionato. Io quando nn riuscivo a dormire era la strategia migliore!Dovremmo abitare più vicine io e te avremmo molto d cui parlare.perdonami m sono sbagliata ancora a scrive e qui è nn sul blog, è ke col tablet nn m fa copia incolla sennò lo sposterei. Mea culpa Eli!
Ci credi se ti dicessi che adotto anch’io quella tecnica, e che funziona?? Non conoscevo però questa tecnica del massaggio del “terzo occhio”. Per calmarmi faccio anche Training Autogeno, e su di me funziona (lo insegno anche). Oppure Yoga Nidra.
Se capiti dalle mie parti quest’estate (Torino), incontriamoci! Sempre che torni dal Portogallo ;))
Cmq si escogitero un modo di venire a Torino e incontrarci! Avremmo davvero molto da dirci. 🙂 grazie x la proposta carissima certo ke torno dal Portogallo anche se me ne sono innamorata. Ho girato la città oggi è mi piace è facile da girare e offre davvero molte cose da vedere e molte foto da fare! M manca già il verde dell’Algarve però!
Piccola meditazione personale:quando NON pensiamo siamo più spontanei e le risposte ARRIVANO, mentre quando siamo pensierosi è come stare tra le nubi quando sta arrivando un temporale, tutto è fumoso e ci irrita! Non fate caso anche voi a questa cosa? E tu Eli? Dunque meglio non pensare siamo più ricettivi e ispirati, esperienza personale 🙂
E’ proprio vero: infatti dopo quasi un mese passato a pensare rimuginare ripensare, ieri ho deciso che da ora in poi non penserò più a nulla: la risposta sulla cosa giusta da fare arriverà, com’è sempre arrivata. Altrimenti davvero sono arrivata a un punto in cui tutto mi irrita. Non è da me, quindi aria al pensiero, che arrivi l’ispirazione giusta 😉
Ciao Eli, bellissimo articolo. Anch’io mi ci ritrovo in pieno. Possibile che non sono l’unica persona con certi pensieri? 😀 Io sono lì lì per buttarmi, che aspetto l’ispirazione, l’illuminazione per partire. Ho già programmato il viaggio, deciso le tappe ma non trovo il coraggio di prenotare il volo. Quanta paura!
Ciao Giu! Benvenuta nella tribù di chi vuole cambiare vita o è a un passo dal farlo 😉
Se hai già programmato il viaggio sei a buon punto anzi buonissimo, le tappe le hai decise (e forse, una volta in viaggio, le cambierai, fa parte dell’avventura), e quindi che aspetti ad acquistare quel volo? Capisco cosa provi in questo momento: il passo finale è quello che ci fa soffrire di più, perchè o salti il fosso o resti dove sei. E’ il salto più difficile ma quello decisivo. Il tuo cuore ha deciso, ormai, non ti resta che convincere la testa. E quella si deve forzare: compra sto biglietto e NON PENSARCI PIU’.
Bene, volo prenotato, ancora prima di leggere la tua risposta. Kuala Lumpur andata e ritorno. E poi alla mercè di Air Asia 😀
FANTASTICA! Kuala Lumpur? E’ una città piena di vita che mi è piaciuta tantissimo. E poi Air Asia ti porterà dove vorrà andare il tuo cuore: da laggiù, tutto è davvero a un passo. In bocca al lupo! 😀
Speriamo bene! Tra i miei spostamenti c’è anche una tappa in Cambogia . Dal tuo blog (bellissimo!) vedo che sei un’appassionata di questo paese. Volessi organizzare qualche giorno a Siem Reap da dove posso iniziare? Hai qualche indirizzo o contatto locale? Viaggio da sola. Grazie
Aspetta che mi informo e poi ti dico: io a Siem reap ero stata in gita con le mie alunne, dunque tutto organizzato dalla scuola. Attendi un po’… 🙂
[…] “forse hai la congiuntivite perché c’era qualcosa che non volevi vedere”. Ecco, tutto ciò mi ha ricordato la situazione di Eli che, prima di trovare il coraggio di prendere un anno di aspettativa dal lavoro per girare il […]
Che sintomi “simpatici”…ho avuto modo di conoscerli anche se ultimamente sono nella fase incubi la notte. Concordo al 100% con quello che hai scritto..purtroppo però, a volte, fare quello che si sente di fare non è possibile. Nel nostro caso, per esempio, c’è una bimba che dipende da noi e che ci ripudierebbe se decidessimo di salpare nuovamente verso altri porti. E sarebbe un salpare all’avventura senza soldi nè basi…quindi si va avanti cercando di adattarsi…ma senza poter cambiare nulla… 🙂
Capisco la situazione. Forse però potete (come vedo state già facendo) gettare delle basi lì in Germania, mettere dei soldi da parte e fare qualche progetto per il dopo. Fare progetti aiuta a vedere luce in fondo agli incubi della notte. E credo che fra qualche anno la bimba si adatterebbe al cambiamento, se vedrà la felicità attorno a sè 😉
P.S. Ovviamente aggiungo che se io e Marco fossimo stati soli…saremmo già in un altro luogo…piuttosto sotto un ponte ma in un altro luogo…
Ci sono proprio luoghi che ti fanno pensare “piuttosto sotto un ponte” 😀
Ciao! Dunque…il mio disturbo principale è la schiena da diversi anni (ne ho 27) una ernia discale e a volte è infiammata e altre no. Ovviamente è infiammata molto spesso in questo periodo. Stavo portando avanti una università che probabilmente avrei dovuto lasciare. In più un mese fa ho preso una brutta storta (un giorno in cui mi sentivo costretta a iscrivermi in una parte che non volevo) e ho dovuto lasciare per un po’ danza orientale. Mi piacciono tutte le cose artistiche. All’uni facevo scienza che comunque non la odio mi ha permesso di crescere su tante cose, di avere sensibilità sull’ambiente e la natura e di conoscere alcune delle mie più care amiche ma probabilmente è ora di cambiare o meglio di abbracciare completamente me stessa. Ho avuto un po’ di casini vari a livello di salute disparati e anche quando sono partita avevo dentro questa cosa della mia vita che al rientro avrei dovuto sistemare. E in Grecia ho perso la voce (studio canto è stato davvero antipatica la situazione!!!) e in Romania la sciatica infiammata ha fatto il suo meglio (tragedia perché amo danzare!). Da quando sto sempre a casa ho preso peso. Ho una situazione particolare a casa mi giudicano molto e mi sento sempre diversa nell’accezione negativa del termine. Per un po’ ho pensato forse sbaglio a lasciare un corso di studi vista la salute attuale che mi permette di fare poco quello che invece vorrei fare al 100% ma poi ho capito che non devo mollare. Non devo avere paura. La paura mi porta sempre a fare un passo in dietro. Forse nel mio caso il passato, l’università è una sorta di zona comfort! Quando sto tranquilla e mi concentro sul mio blog o volontariato o l’arte io sto meglio. Nell’ultimo anno mi sono molto chiusa in me stessa e sono affondata di più. Ma mi sono ripromessa di agire per realizzare il mio sogno di viaggiare. Voglio essere felice nel presente. Ora mi sto organizzando in questo tempo in cui devo prima guarire per seguire finalmente la mia strada e sentirmi viva!
Ciao MaryGrace! Ma succedono tutte a te! Credo che dietro a queste cose che ti accadono tu debba cominciare a leggerci qualcosa come “Il mio inconscio sta cercando di dirmi qualcosa”… 🙂 Ti consiglio di leggere quest’altro articolo sulle malattie psicosomatiche (e rientrano anche le fratture e le distorsioni, sai?): http://www.toohappytobehomesick.com/le-malattie-psicosomatiche-sono-angeli-custodi/ Chissà il perché di quella perdita di voce, come se qualcosa ti si fosse bloccato in gola e tu non riuscissi a tirarlo fuori.
Fai ciò che ti fa stare bene!
Un abbraccio grande!
Scusami per il monologo super lungo e amareggiato di stanotte! XD ahah Vorrei che il mio inconscio mi inviasse una bella letterina invece di farmi tanti casini. :DDDD Leggerò l’altro post! Grazie grazie ancora! *.*
Ah ah la notte tira fuori sempre tutto! Magari l’inconscio inviasse letterine, sarebbe troppo facile! 😀 Un abbraccio grandeee!
[…] dermatite, quell’angosciante senso di occlusione alla gola, soprattutto negli ultimi tempi (sugli effetti psicosomatici del non fare ciò che vogliamo leggete questo bell’articolo). E più la voglia di partire faceva capolino in superficie, più lei la cacciava giù. Si […]
Ciao grazie mille per le cose che hai scritto, ne farò tesoro e spero di svegliarmi presto anch’io !!!
Grazie Lalla, il primo passo verso il cambiamento è svegliarsi un giorno e rendersi conto di aver bisogno di cambiare strada 🙂 Ti abbraccio