Ho incontrato Calogero a Torino due giorni fa, e gli ho detto: “Devi riconoscermi tu!”. Alla fine ci siamo riconosciuti a vicenda, e ci siamo salutati a braccia aperte come se non ci vedessimo da una vita. In realtà non ci siamo mai conosciuti di persona, ma chi ha cambiato vita si riconosce: ha sempre una certa luce che gli fa brillare gli occhi.

Sono Calogero, ho 26 anni, sono nato a Palermo e cresciuto nella provincia di Agrigento.
Dopo essermi diplomato geometra ho iniziato a lavorare presso lo studio di un ingegnere per sei anni. Il lavoro mi piaceva, ma non mi piacevano le condizioni: il lavoro era molto e la paga era poca, troppo bassa e non mi potevo mantenere. Vivevo dai miei e non mi è mai piaciuta la mentalità chiusa dei paesi piccoli e quindi cercavo una via di fuga. E ho trovato il tuo blog.
Cercavo fonti di ispirazione per uscire da quella situazione che non mi rendeva felice.
Ho sempre amato viaggiare e conoscere nuove culture e cercando sul web ho trovato una ragazza pugliese che faceva l’au pair, ovvero un’esperienza Alla Pari presso una famiglia ospitante, a Birmingham, in Inghilterra. Ho iniziato a seguire il suo canale YouTube e dopo alcune ricerche ho trovato una agenzia che manda ragazzi a fare questo tipo di esperienze.
Ho così trovato una soluzione per iniziare a fare il primo passo per cambiare vita.
Ma senza buttarmi nell’ignoto, sapendo quindi dove sarei andato ad abitare e con una mansione ben precisa.
L’inglese non lo sapevo ancora bene ma lo parlavo un po’, e l’avrei imparato sicuramente vivendo sul posto.
L’agenzia si chiama Au Pair Noto e la ragazza che segue questa agenzia, Cristina, mi ha aiutato molto: prima abbiamo fatto un colloquio su Skype, ha testato il mio inglese per vedere se avevo le conoscenze linguistiche minime per partire, mi ha creato un profilo con le mie caratteristiche e mi ha inviato una scheda con le famiglie che stavano cercando un ragazzo o una ragazza alla pari.
Si possono scegliere diversi paesi nel mondo in cui effettuare questa esperienza; io ho scelto una famiglia inglese, questa ha valutato il mio profilo e abbiamo fatto un colloquio conoscitivo via Skype.
E così nell’ottobre del 2016 sono partito alla volta di Salisbury.

A Stonehenge
Città situata vicino a Stonehenge , lì ho seguito i due bambini della mia famiglia ospitante per quattro mesi. In realtà sarei dovuto stare un anno, ma per problemi organizzativi della famiglia sono rimasto di meno. La famiglia è stata molto gentile con me, mi ha addirittura pagato il biglietto di andata e ritorno a Natale per andare a trovare i miei genitori, e mi ha pagato la scuola guida.
Durante quell’esperienza ho potuto conoscere ragazzi di tutto il mondo e mi sono fatto diversi amici.

A Salisbury
Dopo le difficoltà della prima settimana in cui ho cambiato tutto – lingua, abitudini, orari, cibo, cultura – ho iniziato ad adattarmi e a capire cosa mi veniva detto. Google Traduttore è stato il mio migliore amico per i primi tempi, poi me ne sono liberato e sono diventato indipendente.
Al termine di quella esperienza ho cercato altre famiglie ma non ce n’era nessuna laggiù che mi convincesse.
Ho scelto di tornare a casa per vedere se riuscivo a trovare un lavoro in Italia.
Un paio di mesi dopo essere tornato in Italia, Poste Italiane, a cui avevo mandato il curriculum vitae anni prima, mi ha chiamato per fare il postino nelle campagne mantovane con un contratto di due mesi. L’esperienza è stata terrificante, il motorino che mi avevano dato non aveva i freni e le condizioni non erano per niente vantaggiose. A causa dei freni rotti mi sono anche fatto male a un piede. Ho però conosciuto persone bellissime tra cui Angelo e Antonella, che ora sono come fratello e sorella per me.
Nel periodo in cui ero a Mantova ho mandato il mio curriculum a tanti studi che potessero esser interessati alla mia figura di geometra. Non ho mai ricevuto alcuna risposta.
A malincuore, quindi, ho preso la decisione di tornare nel Regno Unito.
Io vorrei tanto trovare un lavoro nella mia Italia, ma al momento questo non è proprio possibile.
E così ho deciso di espatriare.

Sapevo di un amico di famiglia che viveva in Inghilterra e così l’ho raggiunto e sono stato suo ospite a Norwich, a 160 km da Londra, solo per la prima settimana.
Quando sono partito avevo pochissimi soldi da parte, lo stretto necessario per potermi mantenere i primi giorni. Ero comunque sicuro che avrei trovato un lavoro: nel Regno Unito non lavora chi non vuole lavorare.
A quattro giorni dal mio trasferimento a Norwich ho superato due colloqui di lavoro in inglese – con mia grande soddisfazione. Il primo era tramite un’agenzia di lavoro presso cui mi ero registrato ed era per un posto nella mensa di un ospedale. Non l’ho però accettato perché troppo distante da dove avevo trovato casa. Avevo intanto fatto stampare decine di copie del mio curriculum, che avevo iniziato a distribuire presso tutti i fast-food e negozi che incontravo sulla mia strada.
Sono entrato da Subway e il manager mi ha detto:
“Se nella prossima mezz’ora sei libero ti mettiamo in prova”.
L’ho fatta, e alla fine mi ha detto “Ok, se vuoi lavorare per noi, da domani puoi iniziare.”
Per noi in Italia è fantascienza.
Ho così rifiutato il lavoro in ospedale e ho accettato questo, dove vado a piedi da dve abito ed è in centro città.

A Old Harry Rocks
Io vivo in un appartamento condiviso con altre quattro persone. Faccio molta economia ma riesco a mantenermi; lavoro quattro giorni alla settimana (8-10 ore al giorno) e nei restanti giorni studio l’inglese.
L’inglese mi serve per coronare il mio sogno lavorativo.
Ma di questo non parlo per scaramanzia: i sogni non si urlano in giro.
Anche se non ho ancora raggiunto una stabilità, sono più sereno rispetto a prima.
Ora sono all’avventura ma quando avevo una vita già pianificata non ero sereno per diversi motivi. Ora mi sento più vivo, più libero, più sereno. Anche se alla sera, quando torno a casa dopo aver lavorato otto o dieci ore al giorno, sono felice.
I miei genitori mi hanno sempre appoggiato; mi hanno detto: “Se sei felice, siamo felici anche noi”.

Il consiglio che do ai giovani come me è: provate.
Se anche dovesse andare male, avete sempre tempo per tornare indietro. Ma almeno non avrete il rimorso di non averci provato.
Io avevo pensato così: io provo. Mi butto. E’ un salto nel vuoto, ma non avevo nulla da perdere e tutto da guadagnare. E’ tutta esperienza, sono cose che che in Italia non avrei potuto fare:
Vivere da solo, essere indipendente, lavorare tanto, imparare una lingua.
Durante un viaggio aereo ho conosciuto un ragazzo catanese che mi ha detto: “Il bello del Regno Unito è che anche se hai cinquant’anni, specialmente se si è laureati, è ancora possibile cambiare vita.” Cè sempre una possibilità. In Italia questo purtroppo non è possibile.
Vivendo in Inghilterra sto capendo che noi in Italia abbiamo tutto, non ci manca niente.
Ci manca solo il lavoro. Se ce l’avessimo, sarebbe il paese più bello del mondo.
Dell’Italia mi mancano il cibo, il clima e gli affetti.
Più la città in cui ti trasferisci è grande, più è difficile socializzare. A me mancano i miei amici fidati, ma ci teniamo in contatto grazie a lunghe telefonate. Con la famiglia faccio video-chiamate con IMO.
Il giorno in cui sono partito per l’Inghilterra dalla Sicilia c’era un temporale fortissimo.
Io pensavo “Oddio, non è che questo è un segnale che non devo partire?”. Ti avevo scritto un paio di giorni prima dicendoti che stavo partendo per il Regno Unito, ma tu on avevi risposto subito. Quel giorno le strade erano tutte allagate, e io avevo l’umore sotto i piedi. In quel momento mi era arrivato un tuo messaggio in cui mi avevi scritto:
“Una suora in Cambogia, quando stavo per partire per il Vietnam e per la Cina ed ero spaventata, mi disse: “Do you best and God will do the rest“.
Fai del tuo meglio e Dio penserà al resto.”
Quella tua frase mi ha dato una carica incredibile e me la sono ripetuta come mantra per tutta la prima settimana in cui ero laggiù a sfidare l’ignoto. Mi avevi dato tanta energia.
Sul mio taccuino ho una lista delle persone e dei blogger che hanno cambiato vita e mi hanno ispirato:

[Ehi, sono l’unica donna! – NdR]
Quando incontro le persone che mi dicono “Sì però non c’è lavoro, qui in Sicilia non si trova niente, io rispondo:
“Sì, però tu cosa fai per migliorare la tua situazione?”
Anch’io ero messo così come loro, però mi sono dato una mossa.
Non che adesso io abbia già raggiunto il mio obiettivo, ma almeno ci sto provando. Non potrò mai avere il rimorso di non averlo fatto.
E’ come un precipizio. Ho pensato: “Io mi butto. O volo e cado. O volo e plano. Per fortuna sto planando.”

8 Comments
Tutto vero, in Inghilterra trovare lavoro è molto più semplice e mi ha stupito sentirmi valorizzata per le mie capacità, quasi mai successo in Italia…
Pensa che sono rientrata da poco da Norwich e tornerò su a luglio/agosto, a questo punto dovrò incontrare anche io Calogero!!!
E’ triste vedere che al di là dei confini nostrani si può incontrare una gratificazione che qui da noi non c’è più.
Incontriamoci tutti a Norwich!! 😀
Bellissimo esempio di coraggio di prendere la propria vita in mano.
Complimenti Calogero Ciao Ely 😀
Grazie mille 🙂
Ciao Francesca! Sì, Calogero è davvero un bell’esempio di giovane che ce la mette tutta per inseguire un sogno e cambiare vita. L’Iralia di oggi ha bisogno di esempi che diano forza!
Ciao Calogero!!
…sono sicura che riuscirai a realizzare il tuo sogno in Inghilterra (io ci sono riuscita)!
Tieni duro e continua cosi!!
Grazie Eli per l’intervista, molto interessante!!
Prego! Dico a Calogero di seguirti come faccio io, gli darai sicuramente una motivazione in più per restare 🙂
Io ce la sto mettendo tutta per realizzare i miei sogni, anche se a volte è difficile, però non mollo! Grazie mille Laubao