Il giorno dopo il ritorno da un viaggio è intenso quanto il viaggio stesso.
Il cuore è da un’altra parte, la mente va per conto suo, viaggia ovunque meno che sui binari della quotidianità cui eri assuefatto prima di partire.
Vivi come se fossi ancora su un treno in corsa, sull’aereo in volo. Nelle narici, l’odore del paese che hai lasciato; in bocca, il sapore di spezie e di mango; negli occhi, le nuvole e il cielo; sotto le unghie, la sabbia e il sale.
Il jet lag ti fa sentire ancora là, e non vuoi superarlo: tornare agli orari del tuo paese significa che il viaggio è finito, che ti sveglierai quando gli altri si svegliano, che andrai a dormire quando anche gli altri ci andranno. Che è finito il tempo in cui, quando gli altri ancora erano nel sonno, tu eri già in corsa dentro la vita, postavi il tuo buongiorno e avevi già vissuto.
Quelle ore avanti ti davano l’illusione di vivere di più, di avere più tempo per fare tutte le cose.
Ti guardi allo specchio e ci trovi un’altra persona: gli sfoghi sono spariti, la pelle è luminosa, gli occhi sono lucidi come i tuoi capelli. Le occhiaie da viaggio sono esotiche, niente a che vedere con il blu delle notti insonni a correre dietro a tanti perché.
Il riflesso che ci trovi ti piace, e giuri a te stessa che mai più vorrai tornare il riflesso che eri prima. Perché non era lo specchio: eri tu che qui non avevi più vita.
Non cambi la borsa, per andare al lavoro, sei in ritardo e non c’è tempo: metti dentro due o tre cose e corri via, con il profumo addosso del sole.
Poi nella pausa cerchi un fazzoletto, ed esce pieno di sabbia. E tu rimani lì, col fazzoletto in mano e la sabbia rossa, e ti scende una lacrima, che nascondi ai colleghi: non capirebbero. Cosa ne sanno loro della sabbia e del sole, dell’incenso e del mare, dei segreti nascosti in quei granelli di Oman.
E così scavi ancora di più, e insieme alla sabbia esce la conchiglia che ti ha raccolto lui la sera in cui ti ha portato a dormire davanti al mare d’Arabia. E poi uno scontrino, e dietro di esso una nota: “Ritorna”.
Poi col magone torni in classe, ti siedi, guardi le pareti dell’aula e capisci che non sei più fatta per stare chiusa. Ormai sei aria.
La sera torni a casa, in macchina sempre quella canzone, ti sembra di scorgere un dromedario invece è un lampione, la testa con il fuso e il jet lag asociale. Non hai voglia di aprire il computer, di sentire ragioni.
Chissà se i nostri cagnetti mi staranno aspettando?
Cerchi ancora nella borsa, ed escono i talloncini del biglietto aereo: chissà perché non li butti mai. Poi trovi il passaporto, guardi ancora una volta il timbro del visto, e con un nodo in gola lo riponi nel cassetto.
E riappendi le sue chiavi di casa al muro.
La valigia quella no, non la disfi ancora: il viaggio finisce quando si ripone nello sgabuzzino la valigia vuota, ma per te il viaggio non è ancora finito.
Poi vai in camera da letto, e trovi tutto come l’avevi lasciato: il pigiama sul letto, il cuscino un po’ storto, e i vestiti che all’ultimo momento avevi tolto dalla valigia, per non fare peso.
Ti infili sotto le coperte fredde, appoggi la testa sul cuscino che sa di inverno e spegni la luce.
Forse non è il riflesso del lampione sulle tapparelle, quello. Quella luce sono stelle, le stelle dell’Oman che mi stanno dicendo “Ritorna”.
34 Comments
Uff…che vite divise tocca avere. A volte mi chiedo se il mare sarebbe così blu, il sole e la luce così bella, calda, rigenerante se fosse ” per sempre”. Chissà. Correrei comunque il rischio… Bentornata, per il momento 😉
Grazie Patty! 🙂 Può darsi che il mare non sarebbe così blu e il sole così bello, fosse per sempre in Oman. La routine ti fa perdere la poesia.
La mia vita è sempre stata un po’ divisa, dagli amori, dagli affetti, dalle amicizie. L’ho scelto sempre io, però, quindi non mi lamento! 😀
Ho le lacrime agli occhi.. Quante verità nelle tue parole.. “Perché non era lo specchio: eri tu che qui non avevi più vita.” Un abbraccio
Un abbraccio anche a te Dani! Anche il tuo ultimo articolo mi ha dato un certo movimento dell’animo. Chissà perché? 🙂
Oh Eli,
ho aspettato tanto questo tuo post di rientro dall’Oma… e adesso, adesso mi sento ingarbugliata dentro come fossi te, riesci sempre toccare qualcosa in profondità. Sono allo stesso tempo commossa, come dice Daniela quel “Perché non era lo specchio: eri tu che qui non avevi più vita.” ti stringe lo stomaco forte forte, ma anche ammirata dal tuo modo di scrivere…
“Nelle narici, l’odore del paese che hai lasciato; in bocca, il sapore di spezie e di mango; negli occhi, le nuvole e il cielo; sotto le unghie, la sabbia e il sale.”… Ecco vedo questo tuo blog come uno di quei carissimi libri che non vedi l’ora di voltare pagina e… non vorresti finessero mai.
Roby, che emozione questo commento. Grazie di cuore.
A proposito di libri: mi hai ricordato che io quest’anno ero tornata anche per scriverne uno!! 😀
Effettivamente ogni riferimento era puramente causale ed intenzionale! 😉
OmaN
Oh, man!
😀
Quanto sono vere le tue parole!! Al ritorno da ogni viaggio faccio sempre più fatica a tornare alla routine di tutti i giorni…chissà forse in futuro riuscirò a decidere di non tornare più nella mia routine…
Ciao Silvia! Anch’io sto facendo sempre più fatica: mentre in passato ci tornavo con più vigore, oggi è diventata una palla al piede. Tipo prigioniera di Alcatraz, per rendere l’idea 😉
La conclusione è commovente, lascia un nodo in gola! Bellissimo!
ps. il mio zaino è ancora mezzo pieno, e sono tornata il 7, dici che è un chiaro segnale??
Grazie Deborah!! Sì, è un segnale fortissimo! Non che io sia da meno, eh, il borsone è ancora lì, con la lavatrice da fare, la sabbia dappertutto e sto zaino che non si vuole svuotare. Un abbraccio!
Posso dirlo? … commossa. 🙁
Leggere= rivivere le proprie esperienze. .. di 3 mesi fa… di un anno fa… di 2 anni fa…. e quelle sensazioni al rientro sono sempre le stesse… e rimane tanta nostalgia…
È ora purtroppo di mettere tutto questo nel cassetto e prepararsi per andare in quella stanza chiusa…. a lavoro.
Buona giornata comunque Eli
La nostalgia fa parte del viaggio, e come avevi detto tu in un commento, per scacciarla è necessario programmarne subito un altro 🙂
La stanza è chiusa, ma noi restiamo col cuore apertissimo a ogni bisogno di cambiamento. Buona giornata anche a te!
…non era lo specchio: eri tu che qui non avevi più vita… ahihihihihih, Eli, mi sa che devi mettere le mani in tasca per sfiorare i granelli rossi e cercare il coraggio. Il coraggio di arrivare almeno a giugno e chiudere l’anno scolastico, che ne dici? Poi, sei già in volo e che volo!
Cara Gloria, il coraggio per arrivare fino a giugno ce l’ho! Sono solo pochi mesi. È il volo che farò dopo a spaventare un po’, ma al momento non ci penso, vá 😉
Bentornata, Eli! Anche se il ritorno è agrodolce (forse è un eufemismo). Hai raccontato bene le tue sensazioni, me le hai fatte sentire mie, anche se l’unico elemento in cui mi posso riconoscere davvero è quel guardarti in faccia e trovare la persona viva e vivace che puoi essere, e non sempre sei. Quello sì, mi è capitato, e mi ha resa felice e triste al tempo stesso. “Posso essere anche questo! Perché non sempre?”. Un abbraccio! 🙂
Grazie! Mi chiedo però, se fossimo sempre in gran forma mentale, apprezzeremmo così tanto i momenti di forte felicità?
Un abbraccio!
vero, verissimo.
La malinconia che ti prende al ritorno da un viaggio, da un viaggio “importante” è sempre potente ed amara, altroché agrodolce. La dolcezza è quella che ti lasci alle spalle, è dove vorresti tornare ma non puoi… e qui rimane solo un po’ di amarezza.
Ed è vero, gli altri non riescono a capire.
Non riescono a capire perché non vedono dove sia il nostro cuore, non riescono a vedere quello che vedono i nostri occhi. Non conoscono quella parte di noi che è rimasta là e che, qui, non riesce proprio a tornarci.
Perché là, quella piccola, grande parte di noi, non aveva bisogno di trovare risposte a quei perché che la notte non ti lasciano dormire. Là, quel posto, era la risposta a tutti i perché…
Un abbraccio :*
Serena, grazie del bellissimo commento! Sì, la risposta ai miei perché (non tutti) è arrivata proprio quando ero là, e il luogo è stato proprio la risposta stessa.
Ricambio l’abbraccio di cuore!
Emozionatissima Eli!!! È splendido leggere queste parole xké sento dentro la stessa sensazione che descrivi. Il gusto delle cose lo si apprezza di più quando sono brevi ma intense! È una favola bellissima ciò che racconti e che ogni volta ti aiuta ancora di più ad avvicinarti x realizzarla,ma ricordati…un cuore girano come il nostro non è detto che desideri veramente un PER SEMPRE o cmq non in ogni ambito della vita,bisogna farci sempre i conti con ciò che si ha dentro. Sei dolcissima! Un abbraccio a presto:-)
Che meraviglia le tue parole…
Ti ho scoperta da poco, sei una bella scoperta!
Grazie mille Paoletta!! 😀
[…] in Oman è stato un viaggio rigenerante, un tuffo in quella che ero stata fino a maggio dell’anno […]
E se andassi a vivere definitivamente lì…sarebbe bello come lo è adesso…quando vai una volta ogni tanto? 🙂
Dopo due anni in Oman, devo dire che ero un po’ stanca, ma ancora non so se era dovuto al fatto che non ero serena dentro di me. Dovrei fare un’altra prova… 😉
Forse il tuo posto nel mondo che cerchi è l’Oman, nn credi?:-):-) xké nn testare se è così…con l’amore a farti compagnia sarà tutto piu semplice da capire
Mah, comincio a pensare che non esista un mio posto fisso nel mondo 😉 avevo già testato l’anno scorso, non credo faccia per me vivee là per 365 giorni all’anno, ma sei mesi forse sì.
…ancora emozionata e commossa dalla lettura di questo racconto, non potevo non lasciarti una mia impressione… 🙂
Come ben sai, cara Eli, adoro il tuo modo di narrare, di farci entrare nel tuo mondo, nelle tue emozioni, nei tuoi pensieri…e questo post ne è la più bella dimostrazione.
Anche se si era trattato di un viaggio completamente diverso dal tuo in Oman, ho provato ogni singola sensazione che hai descritto dopo un intenso viaggio in America di una ventina di giorni.
Quel jet lag che non vuoi abbandonare, il tuo riflesso allo specchio che ti fa pensare su passato e futuro, quelle lacrime che scorgano improvvise alla vista di quei piccoli ricordi materiali così pieni di ricordi…io purtroppo non avevo sabbia rossa o conchiglie nella borsa, ma tanti piccoli oggetti acchiappati ovunque…oggetti assolutamente inutili e privi di senso per gli altri, ma per me talmente emozionanti da averli dovuti chiudere in una grande e preziosa scatola (alla quale, ogni tanto, mi sento di dare una sbirciatina…)
Grazie Eli per aver condiviso un’altra parte del tuo mondo…e complimenti! 🙂
Grazie di cuore, Alessandra, per l’apprezzamento, e per aver condiviso qui il tuo, di jet lag emotivo: seppur breve, il tuo commento è come un racconto, e infatti sembra anche a me di essere lì a viverlo con te, questo rientro dagli Stati Uniti.
La tua scatola, come la mia sabbia e le conchiglie, è lì a ricordarci che possiamo sempre riviverlo, quel jet lag: basta prenotare un altro biglietto 🙂
Un abbraccio fortissimo, mia WebSpecialist preferita!
emozioni pure e tante sensazioni così vere e “tangibili” da far male. ti ho letta con un velo di chissà cosa sugli occhi… o forse so così e non ho il coraggio di ammetterlo 😉
bentornata ely :*
Ciao Farah, ma grazie!! A rileggere oggi questo articolo che avevo scritto di getto e con tutte le emozioni vive dentro, il velo sugli occhi viene anche a me…