– Ma non ti sei ancora stancata di andare sempre in giro?
Ti rendi conto di quanti anni hai?
Non credi sia ora di crescere?
Non potresti fare come fanno tutti, torni al tuo lavoro a scuola, lavori da settembre a giugno, e poi a luglio e agosto vai in vacanza e ti fai tutti i giri che vuoi fare, tutte le tue cazzate, e poi torni a casa?
Ma dove ti ho presa? Come ti ho fatta? Pure in Africa dovevi andare, mi farai morire di infarto!
– Mamma, lo Zambia è un paese pacifico!
– “Pacifico” è solo il nome della discoteca che abbiamo dietro casa!
– Basta con ste prediche, da oggi in poi farò come fanno tutti, ti chiamo una volta ogni quindici giorni per sapere se va tutto bene, per il resto mandami un sms e arrivederci!
– Brava, fai così!
Click.
Lei fa sempre click quando mi deve strigliare al telefono, soprattutto quando sono dall’altra parte del mondo. E’ il suo modo per farmi sentire in colpa. Come non volerle bene quando mi chiude il telefono in faccia?

Non so da voi, ma qui si litiga sempre al telefono per le scelte di vita che sono state fatte o si vogliono fare, ciclicamente, almeno fino a quando non avrò trovato un lavoro, possibilmente molto ben remunerato e in un luogo pacifico che non sia solo il nome della discoteca che abbiamo dietro casa.
Sono troppo testarda per lasciare che questo mi fermi. Se ho deciso che lo voglio fare, lo faccio.
Qui a Lusaka avrei un’opportunità di iniziare a insegnare yoga ai bambini e meditazione agli adulti. Ma è quello che voglio, fermarmi in Zambia? E’ davvero il mio posto, qui?
No. Non lo è. Questa è una città per famiglie, una città tranquilla, troppo per la mia personalità che ha bisogno di gente, di movimento, di cose che accadono. Perché io scrivo. E mi piace ispirare gli altri a seguire ciò che sono, ad andare avanti nonostante tutto.
Tutto il resto viene dopo.

Per le strade di Lusaka
Non ci sono regole nella vita, anche se gli altri cercano di confinarci dentro le loro perché la loro vita l’hanno vissuta così.
Ho fallito? Certo, tante volte! Tante volte sono tornata indietro, ho amato, sperato, lavorato, fatto cose che non andavano bene per me. Ma lasciare pezzettini di cuore in giro fa parte di me, non mi posso cambiare. E questi pezzettini, un giorno, saranno il puzzle della mia vita.
Non sappiamo quando moriremo; sappiamo solo che la vita è adesso.
Potrei anche decidere di tornare in Italia e fermarmi di nuovo per un anno, a raccogliere le energie e sviluppare un paio di progetti che ho in testa – girovagare stanca, le valigie ogni tanto vanno disfatte.
Ma ora sono qui, con una valigia in mano che non ha ancora trovato il luogo in cui disfarle. Ma forse perché, in fondo, non lo voglio ancora trovare.
Mentre meditavo in India lessi una frase:
Quante volte abbiamo paura di riuscire a raggiungere un sogno, e così non ci proviamo davvero? La paura fa scherzi brutti, quando si mette di mezzo l’abitudine di essere insoddisfatti, di essere ciò che non si è.
Siamo così abituati a non avere ciò che vogliamo che il cambiamento spaventa più di Nosferatu.
Ebbene, la verità è che Nosferatu non esiste. E’ solo nella nostra mente. A volte appare sotto forma di mamma o papà o parente o vicino, ma quelle sono solo sfide che il cielo ci manda per vedere se siamo così tenaci da andare avanti nonostante tutti.
Lo scorso luglio ero a Dharamshala a fare il corso per diventare insegnante di yoga. In uno dei miei pomeriggi in un ristorante coffee-shop tibetano, mentre stavo studiando per l’esame scritto mi si avvicinò una giovane ragazza, bruna e sorridente:
– Sorry, are you famous?
– Scusa?
– Sei una persona famosa?
– No, scrivo, ho un blog, ma non sono famosa.
– Bene, allora continua, perché diventerai una scrittrice famosa. L’ho sentito mentre ti osservavo.
Capito? Per ogni Nosferatu, c’è sempre un segno che arriva dal cielo a ricordarti quella che sei. A non desistere mai. Nel mio caso, sotto forma di una ragazza israeliana di nome Lynn capitata lì per caso.

E tu, segui le impronte o segui i tuoi sogni?
46 Comments
La determinazione nel seguire il proprio benessere è tra le più rare e utili doti che si possano avere.
Grazie Andre, e concordo.
Ciao Ely, ti seguo da poco, ,,,prima di partire per la Tailandia, il mese scorso, sono incappata sul tuo blog..bello!…e tu sei semplicemente…. coraggiosa!
Viaggiare da sola è una delle esperienze della vita che più ti arricchiscono e ti aprono la mente…vieni a conoscere soprattutto i tuoi limiti.anche perchè sei da sola, quindi ti devi attivare su tutti i fronti..mentre io di solito viaggio in compagnia ed è differente. Ho inseguito qualche sogno nella mia vita e qualcuno l’ho realizzato e altri li ho persi per strada…comunque l’importante è provarci, per non avere rimpianti e sicuramente tu non ne avrai.
Ciao Elisa!
Se non cercherò di realizzare il mio sogno più grande e importante, vicrò di rimpianti sicuramene. Meglio quindi che mi dia una mossa.
Attivarsi su tutti i fronti in viaggio è difficile ma stimolante, e cresci davvero fortificando il tuo carattere. I sogni che si perdono per strada vul dire che forse non erano così importanti, tutto non si può realizzare.
Un abbraccio grande!
Bellissimo il tuo blog: mette voglia di fare, di muoversi, di partire. 🙂
Grazie Rita! Belli i tuoi racconti 🙂
🙂 !!!
“Ho paura di riuscire, e quindi di perdere me stessa” e potrebbe essere anche “Ho paura di riuscire, e quindi di trovare me stessa” un po’ come il detto “Quando gli dei ti vogliono punire realizzano i tuoi desideri”. Il confronto con se stessi non è mai facile, mai scontato, eppure è un passaggio obbligato, inevitabilmente attraversa fallimenti, insuccessi, crisi in cui si perde ogni fiducia in sé ma poi si spera di dimostrare agli dei che a quel dono ci si teneva troppo per aver paura di affrontarli. Buona strada <3
Concordo, Roby! “Ho paura di riuscire e quindi di trovare me stessa” mi appartiene…
Un bel post che mi colpisce molto in questo momento della vita! Bello leggere la tua determinazione e la tua convinzione, soprattutto per me eterna indecisa! La paura blocca, continuamente, e non si riesce a capire (o almeno non riesco a farlo) se è davvero un sogno oppure no, se la paura blocca giustamente oppure no.. ma di fatto la paura di fallire esiste sempre, cadere e rialzarsi fa male, ogni volta di più! Spero di trovare anch’io la mia determinazione e di essere determinata come te!
Ciao Alessia!
I post giusti non arrivano mai a caso 😉
L’eterna indecisione va sbloccata, prima o poi, altrimenti non combiniamo mai nulla. La paura va ascoltata quando ad esempio sentiamo di essere in pericolo o che stiamo per fare una cosa davvero nociva per noi. Ma se dentro sentiamo che stiamo per fare la cosa giusta per noi, ma abbiamo paura di fallire, lì bisogna scansarla e andare avanti: la paura farà da adrenalina per seguire i nostri sogni.
Trova la determinazione dentro di te, scegli!
Un abbraccio da Lusaka
Grazie Elizabeth! E’ proprio la scelta la parte più difficile per me.. in che direzione mandare la mia scelta e perchè farlo..mi sembra sempre di fare tante cose a caso che non portano a nulla.. ma come hai scritto sul tuo blog anch’io credo nel destino e nei segni che ci arrivano!
Un bacione
Ogni volta che leggo i tuoi post, finisco sempre per versare qualche lacrima. Finisco sempre per pensare a tutto quello che vorrei essere e al quale sto rinunciando per… per una sedia, capisci? Un posto fisso che mi sta portando solo in un luogo fisso.
Se mai tornerai in Italia, mi piacerebbe tantissimo incontrarti.
Alice
Diventerò la blogger che fa piangere?
Rinunciare a un sogno per una sedia? NO WAY! La metafora è molto bella e rende l’idea della staticità del tuo momento. Ma la staticità non è per tutti, nel tuo caso direi che non lo è.
Tornerò probabilmente a fine giugno, incontriamoci!
Ciao Ely, ho letto il tuo post in un’ora di buco (tu che hai lavorato nella scuola sai che significa). Anche se io, come Alice, sto qui attaccata alla sedia sono contenta di averti incontrato almeno sul web. Leggerti mi trasmette un senso di leggerezza..
Ciao Maria Grazia, avevo dimenticato le famose ore buche, che di solito io impiegavo a leggere articoli o qualche pagina di libri che mi spronassero a cambiare rotta. Grazie del bel messaggio!
grandissima…grazie! <3<3<3
Grazie Vittoria! 🙂
Grande Eli come sempre riflessioni sincere che si liberano del senso di ristrettezza che i nostri cari, senza volerci ferire, tendono a inculcarci. Troppo tempo è passato in balia di frustrazione e incertezza. Ora è solo il tempo della VITA che è troppo breve x coltivarla nel rimpianto piutosto che nella gioia più pura. Buona fortuna cara sorella
Grazie anche a te, sister! Quel senso di ristrettezza dobbiamo cercare di allentarlo con amore, facendo loro capire che non li abbandoniamo, tagliamo solo il cordone ombelicale, ma per loro ci saremo sempre, e sempre saremo pronte a prendere un aereo non appena accada qualcosa o se avranno bisogno di noi. Io l’ho già fatto e sono pronta a farlo ancora.
Buona fortuna anche a te!!
E’ sempre un piacere leggere le tue riflessioni.
Io non rinuncerei mai ad un sogno, però penso sempre anche al “lungo termine”.
Ammiro la tua capacità di partire e cambiare spesso i paesi, però non so. Forse una parte di te sta ancora cercando il “suo posto nel mondo”. Ed è giusto, ed è quello che ognuno di noi deve fare.
Ma non è continuando a “scappare” che lo si capisce…scusa se mi son permessa questo piccolo “giudizio”, e spero di essere riuscita a farti capire quello che intendo dire. Non è una critica, ma solo una piccola osservazione…che ovviamente può essere dovuta ad una mia interpretazione sbagliata eh, ci mancherebbe.
Ti auguro comunque di trovare la tua strada e se questa è già quella “definitiva”, continua così, senza dare troppo peso alle opinioni degli altri, che per quanto possano conoscerti bene (come tua mamma) o poco (come me) non potranno mai capire fino in fondo quello di cui hai bisogno, perchè questa è una cosa che viene da dentro e solo tu puoi saperlo.
Ciao Michela scusa se m permetto di risponderti con una mia opinione. Io sono come Eli. Continuamente in giro. Tra poco partirò ancora e non so quando torno. Io credo che in realtà il “fuggire” non sia totalmente sbagliato. Ma il termine di per sé non fa al nostro caso. Ciò che si deve risolvere di personale come i problemi li ho risolti qui altrimenti non sarei libera di partire e anzi come dici tu fuggirei. Perché fuggire è quando scappi da qualcosa che rimane dietro le spalle irrisolto ma noi non abbiamo conti in sospeso. Partiamo perché vogliamo che la vita non ci sfugga piuttosto. Perché non vogliamo collezionare rimpianti ma collezionare emozioni ed esperienze. Mi sentirei in gabbia se restassi,mi sentirei che vivo una vita che non mi appartiene. I genitori come sempre non concordano ma noi non abbiamo deciso prima di nascere che saremmo state anime nomadi. Sono spesso le esperienze del passato, nel mio caso sofferenze molte, mi hanno spinto a queste decisioni le quali vanno contro qualunque tradizione di far famiglia, stipulare mutui, lavorare e basta. Non critico chi lo fa ma al contempo sono felice di non farlo io. Giusto o sbagliato? Forse sarebbe più sbagliato rinnegarmi e seguire un’onda scela da altri che non mi permette di essere felice. E poi qualcuno crede ancora alla felicità? Perché mi sembra che spesso la ragione per cui si rinuncia è anche parte di un’idea che ci convince a non cercare la felicità perché come ci hanno sempre detto…non esiste. Ecco io vado contro anche a questa finta certezza. La felicità la creiamo con le nostre azioni, decisioni, emozioni e anche sbagli. Siamo tremendamente imperfetti ed è questo che ci rende umani. Per fortuna che abbiamo i sogni e lottiamo x realizzarli sennò saremmo tutti già morti. Quindi…non viaggiamo x fuggire…viaggiamo perché la vita non ci sfugga. Mi scuso con Eli se a volte ho usato il “noi” ma mi sento talmente in sintonia che mi è uscito spontaneo.
Ciao Laura,
capisco quello che intendi, però forse non mi son spiegata bene…io non sono contraria al partire e lasciare il posto fisso, ecc…anzi! Sono pienamente d’accordo!!
Io riflettevo solo sul CONTINUARE a partire…io l’ho interpretata un po’ come il continuare a cercare un qualcosa o un fuggire da un qualcosa. Io credo che sia giusto partire e cercare, ma ad un certo punto occorre anche TROVARE quel qualcosa…il mio voleva essere un “in bocca al lupo” se Ely è alla ricerca di qualcosa, che lo possa trovare al più presto.
Ma ho anche concluso che se lei ha già trovato quello che cerca e che vuole, sono felice per lei e sebbene io sia in sintonia (sebbene diciamo solo “fino ad un certo punto”), ovviamente le auguro ogni bene e non ho nessun diritto di dire se sia giusto o sbagliato.
La mia era solo una piccola riflessione, una domanda che magari le è già stata posta 1000 volte e della quale magari a me è sfuggita la risposta
Il partire è un’esigenza di vita come lo è fare una famiglia, farsi suora, restare single, fare volontariato. Quindi non finisce mai è questo il punto (salute permettendo) e poi si hai ragione almeno x me io continuo a cercare qualcosa. Perché sono tanto curiosa, voglio scoprire le culture, gli usi, conoscere persone diverse. Voglio aprire la mente e vedo che se sto ferma si chiude. Sarà perché ho bisogno di stare con persone positive e che parlino di altro e non solo di malanni. In un paese piccolo come il mio la gente spesso vive di pettegolezzi, gode delle sfortuna altrui, non si vive la proprio vita stando in un posto del genere. Mi chiedo come possa svilupparsi il cervello stando a contatto di gente così. Perdona il tono????. Io voglio vivere e mi sento viva quando parto. Non sono me stessa qui me ne accorgo perché divento insicura e timorosa. Ciao Michela e auguri qualunque sia la strada che hai scelto.
Grazie per il tuo racconto Laura, e capisco i tuoi sentimenti..anche io mi sto organizzando per partire e trasferirmi all’estero, in parte anche per gli stessi motivi tuoi, ma soprattutto perchè qua non mi sento molto a mio agio con le persone e l’ambiente, ma ho trovato un altro luogo del mondo dove ogni volta che vado mi sento davvero “a casa”. Continuerò comunque a viaggiare per aprire la mente e scoprire il mondo…ma son certa che vorrò sempre tornare a casa (quella futura, non questa ecco)…
Buona fortuna anche per la tua vita 😀
Ciao Michela, ciao Laura! Scusate, rispondo solo ora, qui c’è un wifi pessimo, ormai mi sto rassegnando 🙂
Michi, io non sto scappando da nulla, ormai i problemi con me stessa li ho risolti nei tanti viaggi fatti prima. Il mio è ciò che ha detto Laura, un desiderio di conoscenza. E scrivendo, amo conoscere altre persone e altre culture, relazionarmi, osservare. E parto spesso perché al momento posso ancora permettermelo, quindi sono tornata in Italia dopo un anno di volontariato, ho risparmiato e poi ho preso un anno sabbatico e sono ripartita. Poi avevo lavorato due anni in Oman, e non era fuggire da alcunché. E’ stato bello immergermi nella cultura araba, conoscere, e il mio fidanzato era di là. Sono tornata in Italia perchè non mi andava più di fare la guida, ho lavorato un anno per stare vicino ai miei perché mio papà aveva avuto un infarto (anzi tre), e poi sono ripartita perché il viaggiare mi fa stare bene.
Nel mentre sono diventata insegnante di yoga e meditazione, l’ho praticata in maniera estensiva in India e Nepal, e poi l’ho anche insegnato. E mi sono detta “Perché non farne una professione? Mi piace fare del bene agli altri!”. E da lì in poi ho seguito il flusso delle cose, le conoscenze fatte man mano che viaggiavo, cambiando i miei piani di volta in volta.
Se dovessi trovare un luogo che mi piace molto, e nel quale mi piacerebbe fermarmi, mi fermo. Altrimenti, una travelling yoga and meditation teacher, perché no? L’importante è trovare quello che ci fa stare bene, in linea con ciò che siamo.
E’ ciò che ti auguro di cuore! A te e alla cara Laura.
Un abbraccio da Pretoria!
Ti ringrazio delle “spiegazioni”, io purtroppo ti ho “conosciuta” solo nell’ultima periodo e mi mancavano alcuni tasselli, ora che mi hai riassunto un po’ la tua vita e le tue motivazioni non posso fa altro che augurarti di continuare così, e son felice di sapere che il tuo spostarti continuamente non è una fuga da qualcosa, come purtroppo mi capita di sapere che è per molti.
Io son un po’ contraria al “viaggiare per fuggire”, ma non è il tuo caso, perciò continua così, è un percorso che hai scelto consapevolmente ed è davvero bello che lo stai realizzando.
Un abbraccione!
è vero, le valigie, ogni tanto, vanno disfatte, ma per me sarebbe ora di ricominciare a mettere qualcosa dentro la valigia. E soprattutto provare a sbagliare, incappare in qualche bel fallimento che mi fa tornare indietro ma per ripartire più forte.
Ci proverò!
Prova! I fallimenti servono per fortificarci, ma sono meglio dell’immobilità.
🙂 bello Eli! Quando ho letto Zambia, ho pensato – Grande!!! XXX
Ciao Mojca! Come stai?
Ora sono a Johannesburg in Sudafrica, che mi piace di più. Ti abbraccio forte!
Ciao Elizabeth! Ti leggo oggi per la prima volta, e ti scrivo per dirti che mi piaci molto, e mi piace quello che scrivi, ispira e incoraggia a rompere gli schemi ed inseguire i propri sogni.
Ho vissuto sette anni in…no, non in Tibet, haha, ma in Qatar! E ora da un anno e mezzo sono a Mosca. Sono psicologa e antropologa, appassionata di psicologia perinatale e sostegno al parto.
Volevo solo dirti che è un piacere leggerti e che mi sembri molto coraggiosa (chissà quanti te l’hanno detto). Nonostante sia anch’io partita dal paese natio da tempo, forse non sarei mai partita da sola e non avrei viaggiato così tanto, data la mia indole calma e bisognosa di radici (anche corte e non troppo forti, ma comunque radici) e stabilità. Però penso che quando uno ascolta la propria essenza, le scelte sono spontanee e naturali. Il mondo ha bisogno di gente che si ascolta e segue la propria indole. Brava!
Bacio,
Carmen
Ciao Carmen!
Sette annni in Quatar, ma sei una grande, che resistenza! Io in Oman ho resistito molto meno 🙂
Io sono un oscillare continuo tra bisogno di stabilirmi e mettere radici, e bisogno di andare e scoprire il mondo. Parto da sola, e credo sia stato scritto nel mio destino, finora. Ognuno deve seguire la sua indole e ciò che capita nella propria vita.
Ti abbraccio forte e vado a vedere il tuo blog, adesso!
In bocca al lupo a Mosca, io al freddo non resisterei, ho bisogno di tropici 😉
[…] Ignora tutti e segui i tuoi sogni – Di mamme, Nosferatu e e altre paure – tratto dal blog Too happy to be homesick […]
Complimenti per il coraggio e per la perseveranza. Fai benissimo ad inseguire i tuoi sogni anziché accontentarti della mediocre normalità, del resto noi viaggiatrici abbiamo sempre bisogno di stimoli nuovi e non possiamo proprio rinunciare al richiamo del Mondo, nonostante le “sfide che ci manda il cielo.” È davvero bello leggerti ☺
Ciao Roberta! Grazie!
Difficile rinunciare a tutto ciò che il mondo ha da offrire, quando sei stato sulla strada almeno una volta e per lungo tempo. Tornare indietro è impossibile.
Verissimo! XXX
🙂 un abbraccio!!
Una pazza, coraggiosa fonte d’ispirazione.
Grazie Ami! 😀
Da ragazzina leggevo Verne e pensavo che avrei fatto la viaggiatrice avventuriera, da grande mi sono sovraccaricata di responsabilità perche avere i genitori anziani lega, e poi l ex che mi fa causa per vedere il figlio anche se sto qui e non mi muovo. In questo momento per sfuggire a due tribunali che mi faranno pelo e contropelo nei prossimi mesi fuggirei nel luogo dove è lecito scomparire, mi vedo già immersa in una risaia o a raccogliere mango e cacao, ma ho mia madre che da sola morirebbe, strana la vita, fuggire proprio ora sarebbe perfetto e invece combatto proprio io che ero mite e sfuggente.
Io ho la fortuna di avere una famiglia che mi appoggia in tutto.
Sono all’estero da ormai da 5 anni e ogni giorno che passa vedo invecchiare i miei cari senza essere lì con loro. Non è una situazione facile eppure ho deciso di vivere la mia vita a modo mio, in un altro paese.
Una volta, dai sensi di colpa, ne ho parlato con loro e la risposta è stata davvero illuminante:” Se tu sei felice, lo sono anch’io. Non conta dove sei. L’importante che tu stia bene e sia felice”.
Eh si è molto bello, anche i miei cugini sono partiti per aspen ma i miei zii, gente tosta, sono morti in pochi anni, sul manifesto hanno scritto residenti in usa sembrava una scusa della serie cittadini udite non veniamo a siamo li col pensiero, poi per raccattare soldi e case hanno trovato il tempo.
Niente mi unisce a mia madre, ma ho perso mio padre a ventun anni, lui nei sogni mi dice di andare, credo che i tribunali mi seguirebbero ovunque, sarebbe quasi sequestro di minore senza il consenso del padre, mi resta che lottare ma questo è l ultimo giro o la va o spacco tutto, è bello vedere viaggiare te.
Sì, Princess, purtroppo ci sono persone che, in caso di morte dei familiari, trovano il tempo eccome per appropriarsi dell’eredità. Cose tristi, molto tristi.
Com’è possibile che niente ti unisca a tua madre? Ti ha messa al mondo, già solo per questo bisogna ringraziare. Questo è il mio pensiero: anche se non abbiamo avuto i migliori genitori del mondo, sono coloro che ci hanno regalato la vita. E sono pieni di difetti, proprio come noi.
Buona lotta e non mollare. 🙂
C era una canzone dei guns n roses che si intitolava mama kin, qualche anno fa ho subito tante trasfusioni che manco il sangue abbiamo più in comune.
Una madre difende i figli li aiuta li coccola li ama tifa per loro ovviamente senza ammazzare nessuno, nel giusto.
Questa è una madre.
La mia ci si è trovata a diventare madre, mio padre a sessanta anni non pensava nemmeno di essere fertile, dopo la morte della prima moglie tanto amata, si risposò con mia madre vent’anni più giovane e arrivai io a sorpresa.
Il biberon me lo preparava lui. Lei si è sempre tolta dichiarando non so, non lo so fare.
Qualche anno fa mio figlio ha rischiato la vita per colpa di un organizzazione criminale, lei lo sapeva e non mi ha detto niente, se il bimbo non parlava era spacciato.
Essere madre vuol dire esserci, e io forse sono madre di mia madre non l ho mai abbandonata.
Ma ho i passaporti tra i denti credimi mio figlio merita molto più dell Italia, la possibilità di vedere altri posti e scegliere
Hai dei genitori avanti, Serena, altruisti, che sanno come si deve vivere la propria vita. Ringrazia ogni giorno per non dover vivere col senso di colpa.
Certo, loro invecchiano, a volte si ammalano, e noi siamo lontane. Ma possiamo sempre prendere un aereo e raggiungerli, e dire loro quanto gli vogliamo bene.