Il compositore Leonard Bernstein una volta fece questa battuta: “Per realizzare grandi cose, si ha bisogno di due cose: un piano, e poco tempo”.
[Questo post è un estratto, tradotto, dall’originale “How Death Motivates Us All” (pubblicato sul sito 99U) di Chris Guillebeau, autore di The Happiness of Pursuit e del famoso blog “The Art of Non-Conformity”.
Le scadenze e le limitazioni sono ciò che di solito spingono all’azione. Sapere che il nostro tempo sulla terra è limitato è il miglior motivatore al mondo per creare le cose che vogliamo creare, mentre ancora possiamo.
In ogni momento puoi cambiare la tua vita. Per alcune persone può essere una conversazione che apre le porte delle possibilità: una nuova opportunità lavorativa, oppure una nuova relazione. Per altri può essere un cambiamento di prospettiva: Non devo più vivere in questo modo.
Quando tutto sta andando a meraviglia, qualcuno potrebbe sentire il bisogno di cambiare: è qui che si capisce la serietà delle sue intenzioni.
Nel caso di Adam Warner, il suo momento era molto più serio. Adam aveva incontrato Meghan Baker quando entrambi lavoravano come insegnanti di inglese in Sud Corea. Si sono innamorati e hanno cominciato a progettare un futuro insieme. Adam era americano e viveva la sua vita diversamente dalla routine che aveva sperimentato a casa. Meghan era canadese e aveva pianificato di tornare a studiare per diventare un’infermiera.
Meghan aveva una lunga lista di obiettivi sui quali stava lavorando, molti dei quali erano abbastanza usuali: sperava di correre una mezzamaratona, imparare un’altra lingua, visitare trenta paesi, prendere un treno che attraversasse il Canada, e “possedere un piccolo cottage vicino al lago”. Altri obiettivi erano più altruistici: fare un’esperienza di volontariato all’estero e supportare associazioni locali.
Purtroppo, però, un anno dopo aver incontrato Adam, a Meghan fu diagnosticato un cancro al seno all’età di 26 anni. La coppia tornò in Nord America, Adam nella sua città Washington D.C. e Meghan in Ontario per curarsi. Quando possibile, Adam la raggiungeva in Canada per starle vicino, e alla fine si trasferì a Detroit in modo da poter attraversare il confine più facilmente.
Il cancro di Meghan si estese velocemente, e nonostante i numerosi trattamenti, un anno dopo le fu detto che non c’era più niente da fare, e fu trasferita in una clinica per malati terminali. Uno dei suoi obiettivi era “Sposarmi”, nel quale aveva scritto: “Nessuna pressione, Adam”.
Non ebbe bisogno di essere convinto. Adam e Meghan si sposarono in una cerimonia casalinga in Ontario il 28 marzo del 2010. Un mese dopo, Meghan morì.
Adam decise di continuare la lista della moglie e farla diventare sua: avrebbe cercato di raggiungere più obiettivi possibili, e di compiere i passi successivi basandosi sui sogni della moglie.
A due settimane dalla morte di Meghan, Adam creò una pagina Facebook dove pubblicò gli obiettivi di Meghan, insieme a ciò che era riuscito a fare. Sei mesi dopo, prestava già un servizio di volontariato in una scuola in India. Si sentiva come se Meghan fosse con lui, a condividere il suo stupore nel vedere il caos ordinato di Delhi, e a unirsi a lui in un viaggio in treno di 18 ore attraverso il paese.
La Consapevolezza Emotiva della Mortalità
Questo è un fatto: tutti, un giorno, moriremo. Ma non tutti sono ancora coscienti di questa realtà.
Kathleen Taylorha ha trascorso circa vent’anni in una casa di cura per malati terminali. Aveva cominciato come consulente ai malati, facendo ciò che poteva per consolare le persone durante gli ultimi momenti delle loro vite. Potrà sembrare deprimente, ma non lo è: per Kathleen questo è un lavoro appagante e denso di significato. Quando le viene chiesto cose le piaccia di quel lavoro, risponde così: “Alla fine della loro vita, le persone non possono più prendere per il naso nessuno. Le distrazioni diminuiscono. Non puoi che essere te stesso.”
Più siamo consapevoli emotivamente della nostra mortalità, più ci sentiamo in dovere di vivere con determinazione.
[Puoi leggere l’articolo completo qui: How Death Motivates Us All]
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Come scrisse Leo Buscaglia, “E’ triste pensare che la gente investa tanto nel domani. Noi non sappiamo ciò che potrebbe accadere tra un momento. Potrebbe non esserci un altro momento nel nostro futuro.”
Anche nel mio caso, la morte di una persona cara mi aveva spinta all’azione.
Nel 1998 il mio migliore amico Michele morì in un incidente in moto vicino a Genova, anch’egli a 26 anni. Stava studiando medicina, e dicevamo sempre “Appena ci laureiamo, andiamo subito in Africa a fare volontariato!”. La morte lo portò via prima di coronare questo sogno.
“Va bene, lui è morto. Allora continuo io!”, pensai. I suoi organi erano stati donati, e c’era ancora tanta vita in cui farlo nascere un’altra volta.
Un anno dopo partivo per il mio primo mese di volontariato in Kenya. Perché attendere?
I sogni si realizzano con l’azione.
Non aspettare.
Se hai vissuto un’esperienza simile a quella di Adam o alla mia, qualcosa che ti ha spinto all’azione, condividilo nei commenti.
8 Comments
E’ vero, la consapevolezza dei propri limiti (anche di tempo) può fare da stimolo alla crescita e al cambiamento, ma a me non è mai capitato che fosse la morte di una persona cara a darmi una spinta. Sono cauta di natura, perciò tendo a seguire i segnali che mi arrivano senza fare rivoluzioni: un segnale in una direzione, prendo atto; secondo segnale nella stessa direzione, drizzo le orecchie; terzo segnale, l’indicazione è chiara, si va. Spesso la direzione la capisco soltanto al terzo stadio (e chissà quante volte non la capisco…) 😉
Mi è piaciuta questa tua riflessione, Grazia, soprattutto perché mi hai fatta pensare al mio modo di leggere i segnali, invece: al primo che arriva, sono già al tuo secondo stadio (orecchie dritte!). Al secondo segnale, per me è già chiara e sono pronta all’azione. Siamo simili, invece, quando dici “chissà quante volte non la capisco”: credo di aver perso qualche treno, in passato, proprio per questo motivo.
Cara Eli la commozione e’ tanta dopo aver letto. Mi ricorda il film I PASSI DELL’AMORE nel caso non l’hai mai visto te lo consiglio, con l’attrice Mandy Moore. E’ un film che fa piangere proprio perche’ segue questo filo. Grazie per le emozioni, anche a me si e’ rivoluzionata completamente la vita da quando la mia tenera nonna che mi ha fatto anche da mamma e’ salita al cielo nel 2010. Non e’ come la morte a far scegliere il giusto percorso senza troppi perche’…
Cara Laura, non ho mai visto questo film ma rimedierò.
Hai ragione: tutto accade, senza troppi perché.
Da pelle d’oca…è un pensiero che, per paura, spesso evitiamo ma…è una santa verità…
Eh sì, Roberta, è proprio così.
Verissimo Ely, è facile passare la vita nell’attesa di un ‘qualcosa’. Ed è il rischio più grande che si possa correre, credo non ci sia amarezza più grande dell’aver a che fare un giorno con il rimpianto!
Mai vivere col rimpianto, Ilaria, hai ragione: meglio dire “Ci ho provato! E guarda: non è andata come mi aspettavo, ma mi ha portata da un’altra parte!”.