Quando anni fa soffrii di attacchi di panico paralizzanti, mi aiutò a guarire in sette mesi di terapia, unita al Training Autogeno. Da allora, quando mi succede di cominciare a sentire quel certo senso di soffocamento, quella mancanza di energie e quel cuore che batte come mille cuori che battono (perché a volte ritornano), so come affrontarli. Mi insegnò ad ascoltarli: cosa stanno cercando di dirmi? La mia vita sta andando nella direzione giusta, oppure sto deviando da ciò che voglio fare veramente, da ciò che sono?
Lei è la Dottoressa Marika Fellini, che chiamo Wonder Psy anche perché, grazie al Training Autogeno – una tecnica di rilassamento basata sullo sviluppo dell’immaginazione – mi ha aiutata a tranquillizzarmi quando intraprendo i miei lunghi viaggi da sola, o quando sono su un aereo.
Le ho rivolto alcune domande sulle malattie psicosomatiche.
1. Dott.ssa Fellini, qual è il primo passo da fare quando si soffre di un disturbo psicosomatico?
Cara Eli, naturalmente per poter parlare di disturbo psicosomatico dobbiamo escludere l’esistenza di cause organiche, quindi è sempre bene, in caso di malessere prolungato, consultare un medico e fare degli accertamenti. Qualora non emergessero cause certe o il malessere proseguisse nonostante i tentativi di cura tradizionale, occorre interrogarsi in modo onesto e profondo su quali possono essere eventuali situazioni della nostra vita che in qualche modo ci infastidiscono, ci fanno soffrire, ci fanno stare male al punto da cercare, attraverso la malattia, di evitarle.
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2. Nel mio blog si parla spesso di ansia che si presenta in vari momenti della giornata, e del sentirsi in gabbia perché si sta esercitando un lavoro inadatto alla nostra natura, a ciò che siamo.
A cosa può portare il protrarre questa sensazione di disagio?
Una dose di stress è sana e necessaria per poter reagire adeguatamente alla vita, ma come in tutte le situazioni di eccesso può crearsi un sovraccarico nocivo.
Se viviamo in condizioni di ansia protratta, quel genere di sensazioni di affaticamento estremo, di incapacità a reagire, di stanchezza anche quando non abbiamo fatto quasi niente, di disagio diffuso che non ci lascia mai, il nostro corpo deve utilizzare energie in dosi massicce e questo può esporci a maggior rischio di ammalarci, sia per un deficit di difese immunitarie, sia per una tendenza difensiva della nostra psiche di utilizzare il corpo come mezzo di evitamento del disagio psicologico (la malattia psicosomatica).
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3. E’ favorevole all’assunzione di psicofarmaci?
In linea di massima direi di no, sia per impostazione professionale, sia per convincimento personale. Bisogna però distinguere l’utilizzo necessario in quei casi in cui il malessere è tale da danneggiare pesantemente la qualità di vita della persona, quindi in questi casi l’utilizzo di uno psicofarmaco, per un periodo limitato ed assolutamente dietro controllo medico, può facilitare la presa di coscienza necessaria per poi intraprendere un percorso psicologico e senza farmaci.
In alternativa esistono soluzioni fitoterapiche molto valide, come i fiori di Bach o i rimedi californiani, oppure i derivati omeopatici, che possono aiutare notevolmente in caso di ansia o disagio psicosomatico.
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4. Ho letto che l’attacco di panico è il segno di una patologia che riguarda la sfera della libertà.
Cosa succede se, anziché allarmarci e spaventarci, decidiamo di ascoltarlo? E’ possibile guarirne?
Per quanto sembri paradossale, cara Eli, in caso di attacco di panico e anche in situazioni di attacco d’ansia la soluzione migliore sarebbe proprio “arrendersi”.
Voglio dire che questo genere di disagio ci costringe ad uno spreco incredibile di energia e il nostro maldestro tentativo, spesso fallimentare, di contrastarlo ne richiede almeno il triplo. Il risultato è che rimaniamo esausti, distrutti e delusi perché non siamo riusciti a fermarlo, anzi siamo stati malissimo. L’attacco di panico è un estremo tentativo di chiederci tempo per prenderci cura di noi stessi e il segreto, ma non è affatto facile, è ascoltarlo, non combatterlo, ma cercare di capire cosa ci vuole dire.
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5. Come vincere la paura, far scattare la molla e dire “Basta”?
Non esiste una formula magica e unica per tutti… purtroppo!
Naturalmente il primo passo è accettare di avere un disagio profondo che cerca di parlarci, che vuole essere accolto, ascoltato e coccolato, una situazione che chiede a gran forza di essere risolta, al punto da fermarci, farci stare male anche fisicamente.
Ci vuole un pizzico di coraggio ed una buona dose di stanca disperazione per prendere la decisione di guardarsi dentro ed iniziare il cambiamento.
Per quanta paura faccia il cambiamento, portatore di novità ed incertezze, sarà sicuramente migliore della situazione dolorosa, pesante ed opprimente che ci ha portato a stare male, anche se la viviamo come rassicurante e conosciuta.
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6. Come scrissi nell’articolo “Le malattie psicosomatiche sono angeli custodi, se le ascolti guarisci”, mio padre è solito dirmi: “Mangi da noi e ti viene la gastrite, mangi mais e fagioli in Kenya dal piatto dei bambini, e non ti prendi niente”.
Il significato psicologico di:
– GASTRITE
Partiamo dalla precisazione che lo stomaco viene considerato il secondo cervello.
Il bruciore che caratterizza la gastrite, ossia l’infiammazione delle mucose gastriche, provocando spesso nausea, simboleggia l’incapacità di digerire una vita che sentiamo non appartenerci e che quindi non vogliamo assimilare, ma allo stesso tempo crediamo di non essere capaci di cambiare, quindi deleghiamo il corpo al tentativo di eliminare il problema, poiché non siamo capaci di gestire la nostra aggressività, non sappiamo “mandar giù i bocconi amari della vita”.
– EMICRANIA
Prova a pensare alla somiglianza tra le circonvoluzioni cerebrali e quelle dell’intestino tenue: le prime digeriscono il mondo immateriale, le seconde quello materiale. Il mal di testa denuncia un eccesso di attenzione agli aspetti della nostra vita che cerchiamo di razionalizzare e controllare a tutti i costi. L’emicrania attira l’attenzione verso l’interiorità, a questo scopo scatena dei sintomi tali da richiedere l’evitamento degli stimoli esterni (fastidio verso la luce, scintillio, dolore intenso) e costringe il corpo al riposo. E’ il chiaro messaggio della necessità di integrare nella propria vita degli aspetti piacevoli ed estatici, ridimensionando l’ansia da prestazione.
– TACHICARDIA
Quando le emozioni sono inespresse, talvolta represse, cioè nascoste e non accettate, il cuore ne risente e può “farsi sentire” attraverso un ritmo irregolare. E’ la denuncia della tendenza a razionalizzare i sentimenti, come la rabbia e la frustrazione, oppure può indicare uno stato di allerta. Spesso la tachicardia anticipa l’attacco di panico.
– INSONNIA
Si tratta di un disturbo dello spirito, indica l’aver perso la capacità di entrare in contatto con la propria interiorità. E’ come se la persona non riuscisse più a concedersi la possibilità di “abbandonare il controllo”, poiché il sonno è una piccola morte (i bambini in particolare vivono il distacco in modo molto intenso) dalla quale si può riemergere a “nuova vita”, vigore e benessere.
– INFIAMMAZIONI DEL CANALE RESPIRATORIO
Siamo nel regno supremo della comunicazione, dello scambio tra mondo interiore e ambiente esterno. Il conflitto interiore non si riesce ad esprimere apertamente, ma lo si camuffa, lo si cela dietro alla tosse, al muco, impedendo di fatto alle situazioni che si vivono come pericolose, o non affini a noi, entrino attraverso i condotti respiratori. In questo grande contenitore troviamo anche le allergie, che coinvolgono un numero sempre maggiore di persone e che simbolicamente sono molto interessanti.
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7. Anni fa mi aveva consigliato la lettura di un libro interessante di Raffaele Morelli, “Puoi fidarti di te”.
In che senso devo fidarmi di me?
Nel senso che nessuno meglio di te conosce e comprende le tue reali necessità.
Il problema è:
E lo fa attraverso i sogni, i sintomi psicosomatici, ma anche in quelle sensazioni che non sappiamo spiegare e che cataloghiamo sotto la voce, generica, di istinto o sesto senso.
Purtroppo abbiamo perso la capacità di ascoltarci, di accogliere ciò che ci accade come necessario, soprattutto se non lo comprendiamo o non corrisponde a ciò che crediamo sia valido per noi, e di fidarci di noi stessi.
E’ questa capacità che dovremmo recuperare per poter vivere davvero in armonia ed in una condizione di equilibrio psico-somatico.
Grazie Wonder Psy!
Lasciate le vostre domande ed esperienze nei commenti.
26 Comments
Davvero interessante: un viaggio dentro noi stessi, è affascinante quanto la visita di terre lontanissime.
Sì, ed è un viaggio affascinante che non finisce mai.
Grazie Eli e grazie Marika per questa bella intervista. E’ confortante sentire un numero sempre maggiore di persone parlare di corpo e spirito come un tutt’uno, in cui nessuna delle parti può restare inascoltata. 🙂
Corpo e spirito sono inscindibili, un malessere fisico ha sempre un suo perchè da ricercare nell’anima. Mi piace molto questa ricerca delle cause dei nostri malesseri, anche quelli picccoli, che si ripetono, e per questo vogliono essere ascoltati.
Articolo stupendo! Imparare ad ascoltarsi è fondamentale. Io ho intrapreso un lungo percorso di counselling che me lo ha insegnato ma ammetto di fare ancora tanta fatica. Ora però il mio corpo mi parla e io lo riconosco. La settimana scorsa causa di una situazione emotiva molto coinvolgente mi è venuta l’orticaria alle gambe, un dolore fortissimo che sta scomparendo grazie a due azioni: 1. aver sputato il rospo e 2. grazie ai fiori di Bach che mi sono sempre utilissimi
Un abbraccio e grazie per i tuoi bellissimi post
Ciao Elisa! Sono contenta ti piacciano i miei post, e in particolare questo.
Sputare il rospo è fondamentale quando si trattiene qualcosa dentro che poi si sfoga fuori… brava! Anch’io sono ancora in cammino sull’imparare ad ascoltarmi, e il mio corpo non finirà mai di stupirmi 😉
Un abbraccio grande e buona Pasqua!
Articolo interesasnte , ti ringrazio.
Ho riconosciuto i miei sintomi nel trafiletto riguardante l’emicrania.
Cosa si può fare in questo caso per non dover ricorrere alle medicine?
grazie
giulia
Buongiorno Giulia e buongiorno a tutti, aver riconosciuto i sintomi è il primo passo, molto bene. Il rischio in questo momento è fermarsi, “croggiolarsi ” in una sorta di falsa vittoria, credendo che il resto verrà da sé. …Invece questo è lo starter, ora bisogna prendere in mano la situazione e approfondire, cercare e col tempo sistemare ogni cosa…Come quando organizziamo una partenza: non basta stabilire una meta…bisogna fare la valigia, con l’indispensabile e senza superflui pesi morti, il biglietto, il visto…
Ciao km posso combattere l’ansia
Ciao Antonia, l’ansia può essere nostra amica, ma dobbiamo imparare a conoscerla e soprattutto a capirla. Quando ti assale quella sensazione di agitazione, di incertezza, di brivido interiore, cerca di ascoltarla, non averne paura: è una parte di te che vuole essere accolta ed ha un messaggio da riferiti. Chiedile/chiediti cosa c’è che non ti piace, cosa ti va stretto, cosa ti piacerebbe davvero… Poi troveremo/troverai il modo per realizzarlo, per stare meglio, ma il primo passo è accetterebbe e capire, in una parola : ascoltarsi! Buon tutto.
Post molto bello. Imparare ad ascoltarsi nel profondo… a riconoscere nei nostri malesseri qualcosa anche di positivo che sta comunicando con noi per darci la possibilità di evolvere, migliorarci, curarci..grazie!!
Ciao mammayoga, grazie a te per essere passata di qua! 🙂
Convivo con attacchi d’ansia sotto varie forme ormai da tanto tempo purtroppo. Ho imparato a non vergognarmi a chiedere aiuto e sto cercando di imparare ad ascoltare i segnali del mio corpo. Non è facile, ma penso e spero di essere sulla strada giusta. Leggere questi articoli è confortante, perché fa sentire meno soli, quindi grazie per aver trattato questo argomento!
Ciao Ambra, grazie a te per essere passata di qua!
Vedrai che pian piano gli attacchi di ansia si faranno meno pesanti: ascoltandone le cause, tutto si riduce, finchè, al prossimo attacco, non lo accoglierai con un sorriso.
Un abbraccio grande!
Grazie a te per aver condiviso anche la tua esperienza personale (ho letto l’altro articolo in cui ne parli). Io spesso mi sono trovata a “vergognarmi” della mia condizione, ma oggi faccio del mio meglio per parlarne più apertamente, e tu sei un esempio da seguire!
Mai vergognarsi di stare male: è normale, è la vita! Tutti abbiamo dei problemi da risolvere, uscire allo scoperto libera 🙂
avere lo stimolo di urinare spesso e con urgenza cosa vorrà significare….
Ciao Piero, ho trovato queste possibili interpretazioni:
“Quello su cui la vescica ci può dare informazioni è la capacità di lasciarsi andare, oppure per contrapposizione del controllo rigido e l’attitudine a trattenere. Può indicare un’educazione ricevuta di tipo rigido e impostata sullo schema punizione/ricompensa. La conseguenza sono probabili paure e sensi di colpa incontrollati con possibili ripercussioni sulla vescica, un organo costantemente sotto controllo. L’atteggiamento in questo caso è sottomesso, di una persona che non sopporta ed evita le tensioni. A volte la persona con problemi alla vescica mostra timidezza, disagio nell’affrontare gli altri. Quasi ad esprimere una difficoltà a riconoscersi uno spazio proprio.” (da http://www.benesserecorpomente.it/vescica-disturbi-e-psicosomatica-lasciare-andare-e-trovare-il-proprio-spazio/)
“I mali dell’apparato urinario significano che viviamo delle tensioni in merito alle nostre convinzioni profonde, sulle quali edifichiamo la vita e che rappresentano le nostre fondamenta.
Indicano che abbiamo timori e resistenze difronte ad eventuali cambiamenti, che abbiamo paura di essere destabilizzati da obblighi che ci costringono a cambiare.
Ci parlano inoltre delle nostre paure profonde, fondamentali, come quella della morte o della vita, della malattia grave o della violenza.
Quando le tensioni si manifestano nella vescica, cioè lo Yang, sono riferite all’esterno e alla presa di posizione che l’individuo ha nei suoi confronti. Nell’apparato urinario la vescica riceve, immagazzina ed elimina i liquidi organici carichi di tossine che le sono stati inviati dai reni, se la vescica non svolgesse il suo compito, il corpo si intossicherebbe completamente.” (da http://nellanimoantico.blogspot.com/2013/11/psicosomatica-dellapparato-urinario.html)
Buon pomeriggio dottoressa Fellini.
Le riporto in breve il mio caso specifico, perché ho bisogno di alcuni chiarimenti a riguardo, e sarei lieta se lei potesse in parte aiutarmi a capire se sono sulla strada giusta. Ho sofferto di attacchi di panico sporadici quando ero più piccola (a 19 anni), mentre a 21 ho avuto una crisi molto più profonda che mi ha portato a modificare tante abitudini e stile di vita in generale. Adesso, che ho 25 anni, sto affrontando un altro periodo di crisi, perché sono in procinto di laurearmi e di abbandonare il mio vecchio ruolo di universitaria, per entrare a far parte di un nuovo ambito di vita. Non ho avuto attacchi di panico per quasi quattro anni, mentre una settimana fa si è ripresentato a trovarmi, il mio caro vecchio amico!
Inutile dire che sono molto scossa, e la mia insicurezza non aiuta. Ho trascorso gli ultimi mesi a scrivere la tesi, quindi sono stata spesso a casa, sempre occupata a preoccuparmi (ironia), e credo che questa scarica di adrenalina sia stato un segnale per dire :”Devi rilassarti, respira profondamente, ti laureerai, e troverai un lavoro”. Ho avuto sconforto e tuttora lotto ogni giorno contro i pensieri negativi, ripetendomi che supererò questa crisi, ma vorrei sapere se lei condivide con questa mia visione del problema. Non posso credere di non aver fatto passi avanti in questi ultimi anni, anzi, sono convinta di aver migliorato la mia vita, in tutto; adesso, vorrei liberarmi definitivamente del panico, vorrei non avere mai più attacchi. Grazie per la considerazione. Paola.
Carissima Paola,
mi scuso del ritardo, ma ho avuto alcuni problemi di connessione e la mia risposta non è stata pubblicata, cercherò di replicarla.
La sua analisi della situazione è molto chiara e precisa, si sente che Lei sta facendo un buon percorso di autoanalisi, ma i grandi cambiamenti spesso lasciano aperta la porta ai vecchi amici Ansia e Panico, che approfittano della nostra stanchezza per farsi notare…
Quello su cui Le consiglio di porre l’accento non è tanto il fatto che dopo 4 anni è accaduto un attacco d’ansia, ma sul significato che questo ha oggi per Lei.
Mi spiego: per quanto doloroso l’episodio di panico nasconde un profondo messaggio: “resta concentrata su te stessa!” Lei sta vivendo un periodo intenso e di grande incertezza sul futuro, non tanto il dubbio se conseguirà la laurea, quanto “cosa farò dopo?” Essere agitati, confusi e come sospesi è normale, quindi se la sua modalità di reazione alle difficoltà è l’ansia questa troverà il varco e si presenterà. Paola, affronti con un bel respiro questo periodo, prenda la sua meritata e sudata laurea e poi si butti nella nuova avventura di vita che l’attende, nulla è certo se non il nostro desiderio di essere i veri ed unici protagonisti della nostra vita e Lei puo farcela, lo sento nelle sue parole….
Buon tutto (e mi faccia sapere!)
Buongiorno, sono capitata su questa pagina in un momento molto critico della mia vita e vorrei chiedere un appoggio perché mi sento molto giù.
Sono disoccupata e vivo da 7 anni una relazione a distanza che è stata intensa ma anche molto difficile. Tre anni fa mi trasferii da lui ma non ero convinta anche perché, poco prima, c’erano stati dei problemi tra di noi e a ciò si è unito il fatto che avevo già remore a lasciare la mia città visto anche che la sua zona non mi piace. Così, dopo qualche mese sono rientrata nella mia città e abbiamo continuato a vederci nel fine settimana ; io avevo nel frattempo trovato lavoro(sebbene precario) in questi due anni passati. Poi a settembre rimango ancora senza lavoro e ci troviamo nuovamente a riflettere sull’impellenza di dover trovare una soluzione per il nostro avvicinamento. Io ho proposto una zona a metà strada tra la mia e la sua, dicendo chiaramente e più volte che non volevo riprovare ancora da lui (anche perché è una zona decentrata rispetto a Milano,circa 1,30 h) e che in questo modo avrei avuto maggior vantaggio per la ricerca del lavoro e inoltre sarei stata un po’ più vicina casa. Inizialmente ha detto di sì ma poi non ha mostrato entusiasmo e mi ha riproposto nuovamente la sua zona. Tra mille remore e per sfinimento ho detto di sì, anche perché nella mia città non ho un lavoro ma da quando c’è questo bilocale che ha fermato a me è salita l’ansia, continuo a pensare e più penso e più genero ansia e di notte mi sveglio con questi pensieri, che ho esternato anche a lui, tant’è che nonostante ci sia questa casa, siamo ancora in uno stato non definitivo. Il mio pensiero è che se avessi avuto indipendenza economica e magari fossi stata fuori casa avrei avuto maggiore lucidità per prendere una decisione differente. Ma il mio stato di disoccupazione, la sfiducia che ho nei confronti del mondo del lavoro e lo stare a casa coi miei a 30 e passa anni, mi fanno pensare a valutare per l’ennesima volta di andare lì, ma senza il reale entusiasmo e la motivazione che avrei voluto avere. Lui , nonostante gli abbia detto tante volte e anche ultimamente che volevo trovare un compromesso dice ok a parole ma non nei fatti..e le dirò,io sono veramente stanca, per una situazione in cui non si riesce a creare un minimo di compromesso. Io e lui siamo molto legati e molto affini, lui è stato sostanzialmente l unica stabilità che ho avuto in questi ultimi anni e abbiamo costruito insieme un nostro mondo, anche se concretizzarlo sta risultando pesante, per quello che mi riguarda. Non so che cosa devo fare e quale strada seguire… e non riesco più a capire bene neanche me stessa, è che mi sento forzata a fare un passo che, probabilmente, in un altro tipo di contesto non so se avrei valutato.. Grazie dell’ascolto
Baby,
nella sua storia potranno rivedersi molte giovani donne come lei, sospese tra il desiderio di concretizzare un’unione affettiva e la necessità di rendersi indipendenti. È stata coraggiosa a voler condividere questo suo tormento.
Trovare un lavoro non è semplice ed anche dover vivere ancora con i genitori a trent’anni può essere pesante, ma acconsentire a vivere una relazione/convivenza solo per scegliere il male minore…mi scusi se sembro dura però non è una buona base di partenza….
Il suo compagno sembra poco disponibile a mettersi in gioco, ma lei è sicura di avergli chiaramente spiegato come sta? Purtroppo a volte pensiamo di essere state chiare e trasparenti, in realtà diciamo solo un quarto delle cose che pensiamo, aspettando che Lui capisca perché per noi è ovvio, perché ci sembra normale….ma il mondo femminile ha colorire, sfumature e termini che al mondo maschile suonano diversamente. ..non è cattiva volontà, semplicemente differenze ancestrali che dobbiamo sforzarsi di coniugare…
Se l’ansia prevale è lecito pensare che ci sia qualcosa di non detto e di non accettato….Cerchi di risolvere questo buco nero finché è gestibile, aspetti a trasferirsi….
Un abbraccio
Marika
Salve. Ho trovato l articolo molto interessante e combacia anche con altre teorie da altre fonti.
Ho 47 anni con gravidanza a 43.
Da sempre sofferto di insonnia per tabta mancanza di amore da piccola ed altri traumi. In genere sorpassati con lo sport che però ta tempo ho dovuto quasi eliminare.
Da 1 anno e mezzo, anche a seguito di mix di farmaci ( per due mesi preso psicofarmaco, benzodiazepine per dormire per un acufene venuto poi durante psicofarmaci ed altro per bronchite che non passava…) , mi sono venuti scatti e tic all addormentamento che non mi permettono di addormentarmi tranquilla…alle volte durano anche due o tre ore
Credo che tutto questo derivi dal sistema neurovegetativo che non ho ovviamente sotto controllo. E mi chiedo se se ne esce
Grazie
Cara Marzia, grazie di aver condiviso la sua storia con noi.
Le rispondo con una domanda : di cosa ha paura, cosa teme possa succedere se “si abbandona e si lascia andare al sonno”?
Lei descrive solo pochi aspetti della sua vita, ma significativi nella successone con cui li enumera, ossia indica la sua età e la sua gravidanza, poi spiega dell’uso dei farmaci per un disturbo del sonno conseguente ad altri disturbi… Lei è una donna adulta, con un figlio di soli 4 anni, quindi molto impegnativo, una bronchite trascurata….Non avrà forse la tendenza ad occuparsi di tutti e di tutto e poi, se avanza tempo, anche di sé?
Certamente si può curare e risolvere questo disagio, sicuramente è possibile intervenire con ottimi risultati e il fatto che lei stia cercando su questo e su altri siti delle risposte è un ottimo inizio….
Buon tutto e un abbraccio.
Salve, che bello aver trovato questa pagina proprio ora in un momento terribilmente duro per me. Credo che il senso di impotenza e di soffocamento che ormai provo quasi costantemente, che mi spinge a lasciare tutte le finestre aperte in casa per far entrare maggior quantità di aria possibile, sia un problema di attacchi di panico…segue tachicardia, sensazioni di caldo/freddo, sudorazione, che si susseguono rapidamente, uno stress incredibile che mi fa stare malissimo, per fortuna il corpo espelle tossine attraverso le urine, che spesso sono abbondanti…altrimenti sarei intossicata…in tutto ciò preciso che da libera professionista che ero, per una serie di vicissitudini, sono ormai senza lavoro da 8 anni! Faccio la mamma e la casalinga a tempo pieno e ciò mi fa impazzire, mi sento legata, obbligata, senza piu risorse economiche neppure per i bisogni primari e le mie necessità di donna , le piu piccole o banali, e non riesco a trovare alcuna prospettiva di lavoro, mi sento soffocare e impazzire, devo chiedere i soldi al mio compagno che , peraltro non è disponibile, non mi sostiene ne moralmente ne in altri modi, mi chiedo cosa mai possa significare questa situazione stagnante da cosi tanto tempo, io non mi sento felice e senza lavoro e senza soldi non mi posso realizzare in nulla, mi aiuti se può a capire @ grazie
Ciao Greta, come stai? E’ passato più di un mese da quando hai lasciato questo commento sulla mia pagina. E’ cambiato qualcosa nella tua vita, nel mentre? Sicuramente sei in preda a qualche stacco di panico: la fame di aria, l’attacco di panico è sempre sinonimo di mancanza di libertà. Infatti racconti di trovarti in un ruolo che non senti tuo, perché hai anche bisogno di alto, di affermarti, di avere una vita, oltre al fare la mamma e la casalinga.
Prova a leggere due libri: “Occhiali per l’anima” di Fausto Manara, in cui si vanno a capire le ragioni anche degli attacchi di panico, e “Cambio vita! E faccio solo quello che mi pare” di John Williams. Il secondo libro in particolare mi ha aiutata a farmi venire in mente delle idee per cambiare vita.
Prova a vedere se puoi iniziare a fare qualcosa online legato al lavoro che facevi prima come libera professionista; guarda se puoi in qualche modo monetizzare le tue competenze online. Oppure prova a sviluppare un hobbie che ti piace tanto e prova a vedere se in qualche modo, pian piano, riesci poi a trasformarlo in un lavoro.
Un abbraccio