Ieri discorrevo con questo signore italo-sudafricano, Simone, nato in Sudafrica ma originario dell’Abruzzo, sull’egoismo di tanti italiani residenti all’estero. Ma un tempo non eravamo tra le popolazioni più generose del mondo?

Ho notato una paura continua ad aiutare i nuovi arrivati (e non) per paura che gli porti via il lavoro.
Un’amica architetto era in Oman in vacanza, e due altri architetti italiani da lei contattati si volatilizzarono per paura che lei potesse rubare loro chissà quali lavori.
A me successe altrettanto in un altro paese, con una donna italiana che possiede uno studio di yoga e “No, la moglie del mio amico ha detto che non è interessata a incontrarti”. Una signora che si proclama buddhista. Mi chiedo quale valore abbia questo titolo che si dà. Strano, a me in India hanno insegnato che se volevo diventare buddhista, avrei dovuto aiutare me stessa per poi aiutare gli altri. Il primo deve includere l’altro, altrimenti è meglio toglierti quel titolo e andare tranquilla per i prati.
E mi hanno raccontato episodi simili di un egoismo senza pari, con protagonisti sempre loro, sempre noi: gli italiani.
Poi arrivo in Sudafrica, e incontro continuamente persone del posto che mi vogliono aiutare a trovare un lavoro nonostante non avessi chiesto nulla, ma avessi espresso solo il mio amore tipo colpo di fulmine per questo paese contradditorio eppure affascinante.
Il bello della vita è che ci sono anche le eccezioni.
E quando ne incontri una, la tua vita può prendere una svolta imprevista. Come quando ero in Thailandia, e un’amica di un’amica mi disse: “Vieni in Oman! Ti aiuto io.” Approdai a Muscat una sera di dicembre, con una valigia piena di speranze e l’incoscienza di chi si butta in un paese nuovo senza sapere cosa lo sta aspettando.
Nel giro di due settimane mi presentò a tutti i maggiori tour operator dell’Oman, e dopo un mese cominciai a lavorare.

Non solo lei continuò a lavorare più di me, ma divenne la mia mamma in Oman. Ogni volta che ho avuto un problema nel Sultanato (e non solo), sapevo di poter contare su di lei: “Luciana, MAYDAY!”. E alla sera ero già in un coffee-shop davanti a lei e un succo di mango.
La sua vita è ricca e piena, è una persona meravigliosa e non le manca nulla. Lei sa che a dare, poi la vita ti ripaga il doppio.
E non è neanche buddhista.

La mia mamma in Oman
Simone mi ha raccontato che nel quartiere in cui vive a Johannesburg, la comunità ebrea si aiuta a vicenda: se qualcuno ha un calo nelle vendite del suo negozio, la gente dice “Andiamo a comprare da lui, aiutiamolo!”. E se una donna della comunità rimane vedova, la si aiuta a trovare un nuovo compagno.
Quando prendiamo quella valigia dell’emigrante per cercare nuove opportunità, ricordiamo di metterci dentro meno magliette e più altruismo.
La vita ci metterà sempre davanti qualcun altro nella stessa situazione in cui eravamo partiti noi.
E’ lì che possiamo fare la differenza: far finta di niente e chiudere la porta. O rendere ciò che abbiamo ricevuto, senza diffidenza e senza paura.
A noi la scelta.
20 Comments
Personalmente non aiuto nessuno pure io. E questo per via delle fregature, siamo cresciuti nell’aspettarci sempre il peggio dai nostri connazionali. Io sono talmente ‘taroccata’ in quel senso che mio marito, britannico, a volte mi fa ‘eh ma mica sei in Italia ora, qui non ti vogliono fregare tutti’.
Si cresce in un clima di sfiducia verso il prossimo e quello che scrivi sopra ne è il risultato.
Non condivido che siamo ‘egoisti’, siamo ‘guardinghi’. Dopo troppe fregature, all’estero non ne vogliamo sapere. Posso aiutare anche 100 Cumbriani che nemmeno conosco, dargli alloggio se le loro case si allagano, ma non mi portate in casa italiani (a parte amici) perchè gli dò fuoco sulla pira prima che entrino……
Parafrasando un vecchio spot per la tv “Italians fai da te? Aglihaihaihaii No thank you!!”
Io invece parto dal presupposto che la chiusura totale sia sbagliata. Sono italiana, se all’estero la pensassero tutti così, troverei le porte sbarrate…Considerando poi che i locali impiegano mesi,anche anni prima di aprirsi, è inutile dire che la solidarietà tra connazionali è necessaria…
Brava, hai detto ‘sono italiana’. Ma io non mi sono mai sentita tale 😉
E non vedo perchè dovrei aiutare gente ‘innominabile’ solo sulla base di un passaporto. Perchè? E’ un dovere? E chi lo dice?
E’ una solidarietà ‘di comodo’ che molti si aspettano ma non è assolutamente ‘dovuta’, nè uno dovrebbe essere giudicato stronzo o egoista perchè non vuole aiutare un certo gruppo di persone (che tra l’altro, molti sono già dei privilegiati perchè non sbarchi in UK senza un lavoro e senza soldi, è impossibile).
Preferisco far volontariato nella mia comunità locale o aiutare i locali ‘bisognosi’ (che sono ovunque, non pensiamo altrimenti, è pieno di britannici poveri, homeless, malati, disabili). Che poi si aprano subito o no, è importante?
Non capisco tutto questo ribadire su inglesi, tedeschi, svedesi, ‘che non si aprono’. E’ rilevante? Nelle mie esperienze non ho mai sentito tutta questa necessità, forse perchè sono come loro.
E, a livello esperienza personale, io della solidarietà tra connazionali non ne ho mai usufruito, perchè sono sempre partita da sola e arrivata in luoghi dove italiani non ce n’erano.
Forse tu riferisci a chi parte in famiglia, ma onestamente non ho ricordanza di aver incontrato italiani che mi abbiano aiutato nè dimostrato amicizia perchè ‘parlavo italiano’.
Diciamo che, nonostante tutto, non rinnego le mie origini perché se sono Roberta Castelli è grazie anche a tutte le belle persone che hanno accompagnato la mia crescita in Italia. Detto questo, preferisco “pesare” le persone man mano, strada facendo. Se capisco che vogliono approfittare della mia buona fede li liquido subito, altrimenti le mie mani sono sempre tese, a prescindere dal luogo di provenienza… 🙂
Non ho chiesto a nessuno di rinnegare le proprie origini, ma concludo che evidentemente avete tutti una brutta idea di chi non vuole farsi fregare.
*
Vabbè sapete che vi dico?
Consideratemi pure stronza, cattiva ed egoista solo perchè rifiuto che la gente si approfitti della mia buona fede o perchè preferisco ‘fare la differenza’ in altri campi (sono un mago senza palla di cristallo, non riesco a distinguere i buoni dai cattivi finchè non mi hanno intortato).
Mi spiace ma non mi faccio più immortalare sull’altare delle cause perse, sorry.
Notte
Ciao Eli, questo post mi tocca particolarmente. Dopo piu’ di 10 anni di vita all’estero e quasi altrettanti di blog, sono stata contattata da tanti italiani che richiedevano aiuto. Il mio blog e’ pieno di post nei quali spiego tante cose del nostro espatrio con l’intento d’essere utile, sempre. Poi pero’ c’e’ il rovescio della medaglia, quelli che “tu dai la mano e prendono il braccio” e ti assicuro che tante volte ci sono cascata. Tante volte ho trascurato la mia famiglia, me stessa per aiutare gli altri, per dare consigli, per rispondere a mail (quando poi mi rendevo conto che magari i post utili nemmeno li avevano letti!) ma tante volte mi sono sentita sfruttata, come se gli fosse dovuto, senza un grazie, senza un’ultima risposta o per lo meno un farmi sapere come andava. Credo che in tanti italiani che stanno per trasferirsi all’estero ci sia la convizione che “sia dovuto”, che gli italiani che sono gia’ li’ debbano condividere, aiutare, aprire sempre la porta di casa e magari senza poi nemmeno sentirsi dire grazie. Credo ci voglia una via di mezzo. L’espatrio non e’ facile per tutti e ti forma, ti fa crescere e deve essere una crescita tua personale, non fatta sulle spalle degli altri. Io sono stata aiutata, nel mio primo espatrio a Dublino e queste persone che mi hanno aiutato continuo a ringraziarle tutt’ora, dopo 13 anni e loro continuano ad essere parte della mia vita. Io ho aiutato tante persone, ma ti assicuro che altrettante sono sparite, volatilizzate. So bene che non bisogna agire in un certo modo per aspettarsi qualcosa ma nemmeno dare “le perle ai porci”. Io continuo ad aiutare gli altri, sempre ogni giorno, ma ho imparato a non farmi piu’ prendere in giro, perche’ molto italiani all’estero lo fanno. Un caro abbraccio e goditi la tua avventura in Sud Africa, io ti seguo sempre! Fabiana
Ciao Fabiana, su questo hai ragione. Io però, quando capisco che è solo una perdita di tempo o che stanno per approfittarsene, metto punto e dico…Ciaone!!! Quello sta a noi, è la vita, vale in un espatrio come in ogni contesto. Bacioni…Roberta (Ughetta)
Non sono totalmente d’accordo, ti spiego anche perché. Quando vivevo in Germania, frequentavo qualche italiano, ma erano tutti là temporaneamente, chi per un dottorato, chi per un tirocinio, quindi tra di noi c’era una buona sintonia. Gli italiani che vivevano là da anni, a parte delle eccezioni, a volte mi davano l’impressione che stessero evitando gli altri connazionali come la peste. Per non parlare delle risposte brusche e arroganti che continuavano a scrivere sui gruppi di Facebook a chi chiedeva maggiori informazioni per trasferirsi là. Ma veramente, una volta ho scritto in privato a una signora rassicurandola, la stavano letteralmente massacrando. Il suo peccato? Non sapere il tedesco.
Da quando sono qua a Budapest, ho trovato una comunità d’italiani piuttosto affiatata, sempre pronti ad aiutare e organizzare piccoli eventi. Anche tra i miei (ormai ex) colleghi, si è creata una sorta di seconda famiglia, ma anche perché ci piacciamo come persone al di là della nazionalità. Tutto questo papiro per dire che sì, purtroppo persone simili ci sono in tutto il mondo, ma fortunatamente esistono anche italiani espatriati intelligenti.
Un saluto dall’Ungheria!
Ciao, un commento un po’ fuori dal topic…questa signora Luciana è proprio famosissima in Oman…mi hanno parlato di lei qualche giorno fa a Khasab!
Un caro saluto,
Barbara
Purtroppo è così…e a volte pure peggio.
Ma per fortuna ci sono anche bravi italiani, disponibili sempre a dare una mano.
Nello specifico ti parlo del Giappone, dove due amici che si danno molto da fare per aiutare gli altri italiani che si vogliono trasferire lì sono spesso bersaglio degli altri italiani residenti in Giappone, vengono spesso insultati sui social solo perchè vogliono aiutare gli altri italiani… lo trovo assurdo.
Però concordo anche con i commenti precedenti…spesso si crea questo senso di diffidenza perchè molti italiani hanno il vizio di “prendersi tutto il braccio” come se fosse tutto dovuto…e a volte non è proprio piacevole aiutare qualcuno ed essere poi preso a pesci in faccia al momento dei ringraziamenti…
Devo ammettere che spesso, gli italiani in procinto di partire peccano di leggerezza, ingenuità, a volte sembrano totalmente sprovveduti. Penso però che questo non giustifichi assolutamente la dilagante stronzaggine di tantissimi italiani all’estero. Basta iscriversi nei gruppi su Fb dedicati per capire quanta cattiveria ci sia in giro. A lecite domande e richieste di informazioni, spesso i già residenti fuori dal Bel Paese rispondono con cafonaggine e inopportuna saccenza. L’esperienza mi ha insegnato molte cose, ma non dimentico mai che anche io, quando ero alle prime armi, ho avuto bisogno di una mano tesa. Fino ad oggi non mi sono di certo mancate le fregature, ma cerco sempre di comportarmi con gli altri come vorrei che loro si comportassero con me. Questo diventare sempre più aridi nell’anima non può portare a niente di buono.
“Questo diventare sempre più aridi nell’anima non può portare a niente di buono.”
Sì ma è ‘vero’? O il non-aiutare gli italiani è relativo e dipendente dalla fregature?
Perchè non concordo che non aiutare ‘italiani’ faccia essenzialmente diventare ‘aridi’ nell’anima. Perchè se aiuto un britannico o cento è aridità, se aiuto un italiano mi si fa un monumento?
Non so ma giudicare le persone così in base a giusto un fatto mi sembra davvero riduttivo.
Ma siamo proprio sicuri che gli italiani siano egoisti solo all’estero e non anche e soprattutto in Patria? Io qualche dubbio ce l’ho…
Lo sono ovunque, è nel DNA…
Concordo col fatto che è più facile trovare gente disinteressata quando sei all’estero che ti aiutano senza voler x forza un tornaconto. Come altruismo noi italiani siamo carenti. Ne ho trovato di più nel meridione. Poi ovviamente ci sono le dovuto eccezioni. Però da quando sono tornata dall’india ho notato una sfiducia generale in chi incontri…quasi sempre fondata. Forse siamo noi a non dare l’aria di essere persone affidabili. Gli italiani all’estero non dimentichiamo ad esempio in Spagna hanno tentato di fregare molti connazionali che cercavano lavoro. Non dico siano così tutti, però ad esempio io cercavo un lavoro come massaggiatrice ayurvedica e ho saputo che a lanzarote c’era un’italiana che sembrava interessata a aiutarmi quando poi le ho scritto non l’ho più sentita. Non sono gente di parola. Insomma sono le fregature a renderci diffidenti. È un mio pregio/difetto che però molte volte salva altre volte non aiuta a lasciarsi andare come si dovrebbe. Grandiosa Eli che getta via le medicine! Ammiro i tuoi gesti di coraggio e di superamento delle paure. Buona fortuna e avanti tutta
Forse avremo un futuro (lontano) migliore…
Un articolo in rete ????
“La natura è cooperativa: l’evoluzione punisce i “vincenti” egoisti e i meschini”
di Umberto Mazzantini
Il microbiologo Christoph Adami e il fisico ed astronomo Arend Hintze, entrambi del Beacon Center for the study of evolution in action della Michigan State University, spiegano nella ricerca “Evolutionary instability of zero-determinant strategies demonstrates that winning is not everything”, pubblicata da Natuire Communications, che «Le strategie di zero-determinanti sono una nuova classe di strategie probabilistiche e condizionali che sono in grado di fissare unilateralmente il “payoff” atteso di un avversario nei giochi iterati del dilemma del prigioniero, a prescindere dalla strategia dell’avversario (strategie coercitive), oppure di fissare il rapporto del “payoff” atteso tra il giocatore e l’avversario (strategie esorbitanti)». Cosa c’entra questo con l’ambiente e l’evoluzione, si chiederanno in molti? Adami ed Hinze dimostrano che «Le strategie zero determinanti con un vantaggio informazionale, su altri giocatori che permette di riconoscersi l’un l’altro può essere evolutivamente stabile (ed utilizzabile per sfruttare gli altri giocatori). Tuttavia un simile vantaggio ha per forza di cosa vita breve perché strategie opposte evolvono per contrastare il riconoscimento». Quindi l’evoluzione stabile è caratterizzata da strategie meno coercitive.
Adami spiega: «Abbiamo scoperto che l’evoluzione punisce chi è egoista e meschino. Per un breve periodo di tempo e contro uno specifico insieme di avversari, alcuni organismi egoistici possono uscire vincitori. Ma l’egoismo non è evolutivamente sostenibile».
Questo studio dà sostanza teorica alle ricerche degli ultimi 30 anni che si sono concentrate su come si sia evoluta la cooperazione che caratterizza molte forme di vita, dagli organismi monocellulari agli esseri umani.
Nel 2012, un articolo scientifico presentò una strategia di recente scoperta, chiamata zero-determinante, che forniva ai “giocatori” egoisti un modo certo per battere i giocatori cooperativi. Hintze evidenzia che «Il documento ha suscitato molto scalpore. Il risultato principale sembrava essere completamente nuovo, nonostante 30 anni di intensa ricerca in questo settore».
Adami e Hintze avevano i loro dubbi sul fatto che seguendo una strategia zero-determinante (Zd) si sarebbe potuto eliminare la cooperazione e creare un mondo pieno di esseri egoisti. Quindi hanno utilizzato “high-powered computing” per eseguire centinaia di migliaia di “giochi” per capire se le strategie Zd possono essere il prodotto dell’evoluzione. Ne è venuto fuori che mentre le strategie Zd offrono vantaggi quando vengono usate contro gli avversari non-Zd, non funzionano bene contro altri avversari Zd. Adami spiega ancora: «In un contesto evolutivo, con popolazioni di strategie, c’è bisogno di informazioni in più per distinguerle l’una dall’altra». Così le strategie Zd funzionerebbero soltanto se i giocatori sapessero che i loro avversari hanno adattato di conseguenza le loro strategie. Un giocatore Zd dovrebbe giocare in un modo contro un altro giocatore Zd e in un modo diverso contro un giocatore cooperativo.
«L’unico modo in cui gli strateghi Zd potrebbero sopravvivere sarebbe se potessero riconoscere i loro avversari – dice Hintze – Ed anche così gli strateghi Zd riuscirebbero a vincere solo se rimanessero fuori gli strateghi Zd, a lungo andare dovrebbero evolversi abbandonando la condizione Zd e diventando più cooperativi. Così non ci sarebbero più strateghi Zd».
La cosa sembra complicata, ma è riducibile ad un fatto: le specie e gli individui egoisti devono comunque riconoscere la natura dell’avversario se vogliono adattare i loro attacchi, ma questo stesso riconoscimento è troppo complesso da effettuare in un contesto evolutivo di lungo periodo e quindi, alla lunga, le società COOPERATIVE battono l’egoismo individualista.
Forse bisognerebbe spiegare bene questa teoria anche agli italiani Zd.
…ci sono le eccezioni. Ne ho prese di fregature da connazionali (a dire il vero solo un paio ma mi sono bastate) eppure non mi sono chiuso, o perlomeno così mi pare
Anch’io non mi sono chiusa…
Io condivido quello che dici. Purtroppo l’italiano é una razza strana e non solo all’estero. Io conosco in particolar modo le vicende in Germania. Gli italiani in media (non potrei dire il 100% di essi perché mi sbaglierei) hanno il vizio di fare i furbi ovunque siano. Tantissimi vanno in Germania con l’intento di ricreare la loro piccola Italia e contattano altri italiani per farli lavorare lí dopo aver magari aperto un negozio, gelateria o pizzeria. Dopodiché , a meno che nn siano amici o parenti, cercano di sfruttarti e di farti lavorare in nero. In Germania la gente é seria e l’italiano non lo capisce.
É un voltafaccia continuo.
Io ho avuto la fortuna di essere cresciuto sia in Francia che in Italia e vi assicuro che benché tutti gli italiani abbiano da ridire sui francesi, state tranquilli che se rimanete a piedi con la macchina un francese sconosciuto vi aiuta anche all’una di notte…esperienza di vita. Gli italiani son codardi per antonomasia quando si tratta della collettività..mi spiace ma é cosí.
Chiudersi, come dicono alcuni di voi,non ha un c di senso. Perché ritornate nel vostro circolo egoistico e vizioso.
Ottimo racconto Elizabeth 🙂
Grazie Eric! E io sono pienamente d’accordo con tutto ciò che hai detto: chiudersi non ha senso. Questo egoismo degli italiani all’estero, questo aver paura che gli altri ti rubino il lavoro, la furberia, sono tutti fenomeni che certe italiani (la maggior parte?) si porta da casa. E’ triste tutto ciò, soprattutto per chi l’ha vissuto sula propria pelle almeno una volta, come me o alcune mie amiche.