Chi non è mai partito con un valigione come questo, almeno una volta nella vita? E chi, tra voi vaggiatori impavidi, non ha mai pensato trasportandola, “Ma cos’ho fatto a portare quel paio di scarponi con la suola carrarmato, se sto andando alle Maldive”? Questo articolo nasce per voi, che dite sempre di voler viaggiare leggeri, ma poi riempite la valigia di cose inutili (l’ombrello in Oman, la maglia della salute in Cambogia), di doppioni, talvolta di imprecazioni: come scrive Severgnini, “Un uomo che da mezz’ora sta cercando di chiudere una Samsonite troppo piena non va provocato. Potrebbe avere una reazione violenta, o costringervi a completare l’operazione al posto suo”.
Quando partii per il mio anno sabbatico, mi portai la casa in valigia, pensando, “Tanto resterò in Cambogia per un anno, arrivo a casa e butto tutto là”. Peccato che, dopo quindici giorni, la Cambogia non mi andava più, e partii per un viaggio che toccò ben otto paesi: mi dovetti scarrozzare quella valigia di pietre ovunque, insieme al trolley a mano che pesava quanto un nerboruto dopo un pranzo di nozze. Se aggiungete la macchina fotografica e il laptop, avrete questo ritratto esilarante:
Le azioni da intraprendere sono due: o abbandonate parte del contenuto della valigia cammin facendo (buttando anche una delle valigie nella spazzatura, come feci io in Malesia), oppure vi fate furbi e partite leggeri. Se soffrite di Valigite Cronica, disponete sul letto tutto ciò che vorreste portare e poi cominciate a togliere, seguendo i miei consigli per fare la valigia super leggera.
Ma prima guardate questo video di 30 secondi:
Se non volete accoppare qualcuno (marito, amante, sconosciuto) al prossimo viaggio in un paese caldo, seguite la regola dei terzi e dei quarti.
Non partite con:
1. Il terzo paio di pantaloni
Due sono più che sufficienti: un paio di jeans e un paio di pantaloni leggeri di tela, cotone o impermeabili. Lo so che non potete vivere senza quell’altro paio di jeans vintage che fa tanto uomo o donna di mondo, ma i jeans incidono sul peso della valigia. Vorrà dire che, per sentirvi vissuti, troverete altri espedienti, come dormire all’addiaccio su una spiaggia thailandese in piena stagione dei monsoni: vi sveglierete fradici, ma sicuramente vintage.
2. Il quarto paio di scarpe
Un paio di sandali, un paio di scarpe da ginnastica e un paio di scarpe col tacco (se donna) o eleganti (se uomo) bastano e avanzano. Al mio primo viaggio da sola, non riuscendo a decidermi su quali scarpe da ginnastica portare, le portai tutte e tre. E finì come sempre, ovvero che indossai sempre solo lo stesso paio di Converse, le più comode e che andavano bene con tutto e per tutto. Delle scarpe col tacco potrei anche fare a meno: in due anni in Oman, le indossai una volta sola per uscire a cena con Hamed: quando mi vide, mi chiese se ero veramente io: secondo lui, se mai mi sposerò (cosa molto improbabile), lo farò in jeans e scarpe da ginnastica bianche.
3. Il quarto paio di calze
In un paese caldo non servono: girerete per la maggior parte del tempo in sandali. Se invece siete degli abitué della scarpa da ginnastica, tre paia di calze basteranno. Quando le avrete usate tutte, sarà ora di portare i vestiti in lavanderia.
4. Il terzo smalto
A meno che non amiate follemente dipingervi le unghie di un colore diverso l’una dall’altra (io), due smalti per viaggio bastano per non essere monotone. Mal che vada, ne potrete acquistare di nuovi in vacanza: fare shopping di smalti in Asia è una delle mie attività preferite.
5. La quarta t-shirt
Memore di aver intrapreso viaggi con valigie straripanti di magliette che poi non ho mai messo, vi ordino: portatevene solo tre. Quelle che vi piacciono da morire, che vi stanno bene, che non vi fanno puzzare come una cimice quando siete sotto il sole di Dubai. Voi mi direte, “Certo, e il quarto giorno cosa faccio, esco in reggiseno?”. No: il quarto giorno indosserete una delle bellissime magliette che intanto avrete comprato. Perchè nessuno resiste a non comprare almeno un paio di t-shirt in viaggio, no? Per chi viaggia in Asia, poi, costano molto meno che in Italia.
6. La terza camicia
I miei genitori sono soliti non parlarsi per due giorni, dopo aver fatto una valigia: le rimostranze di mio padre al portarsi poche camicie in viaggio sono note a tutti i componenti della famiglia che, quando i suddetti sono in partenza per una crociera, si danno tutti alla macchia. “L’hai presa la camicia blu? L’hai messa quella a righe? Ma le scarpe marroni, non le porto? Quante cravatte porto? Quali porto? Dove le metto? Hai stirato la camicia viola? Metti che andiamo a ballare… Marisa dove sei? Marisaaaaa!”. Di solito mia madre, alla terza camicia, è ormai uccel di bosco.
7. Il terzo libro
Lo sapete bene: non siete mai tornati a casa finendo di leggere anche il terzo libro. Di solito, non si inizia nemmeno il secondo. L’avevo già scritto: portatevi un libro divertente, e uno in lingua straniera. Oppure, nel caso in cui non parliate nessuna lingua straniera – male, rimediate subito – due libri, nessuno dei due spessi come mattoni. Primo perchè un libro spesso non lo leggerete mai, secondo perchè aggiunge peso al bagaglio a mano, che di solito pesa già di suo quanto un blocco di marmo.
8. Il quarto reggiseno
Due comodi – a balconcino o normale – per il giorno, l’altro push-up, da abbinare a un vestito carino, la sera. Stop.
La probabilità di incontrare l’uomo dei vostri sogni in viaggio è una su un miliardo: di solito si incontrano uomini col fascino del vicino di casa in bretelle, e allora potete anche uscire senza reggiseno, effetto asse. Nel caso in cui incontraste proprio l’uno su un miliardo, mandatemi un’email che ne facciamo un post.
9. La terza borsa
Una piccola e una più capiente. Basta. Se ne avete una collezione come me, sceglierne due sarà un’impresa ardua.
Ce la farete.
10. Il quarto pacchetto di fazzoletti
Ovunque andiate, ci sarà (quasi) sempre un 7Eleven (“Oh! Thank Heaven”) in cui acquistare fazzoletti di carta, shampoo, balsamo, assorbenti e ogni ben di Dio.
Anche smalti, volendo.
11. Il terzo beauty case
Ebbene sì: ho avuto il coraggio di partire con ben tre beauty case. Roba che neanche Moira Orfei. Oggi ho imparato: riempio piccoli flaconcini con poche dosi di shampoo, balsamo, bagnoschiuma, sapone per l’igiene intima, latte detergente e crema per il viso. Il dentifricio lo acquisto piccolo. Il profumo lo porto in campioncini. E poi acquisto ciò che serve in viaggio.
Se siete nel Sud-Est Asiatico, potete sbizzarrirvi – soprattutto in Thailandia – ad acquistare i flaconcini per tutto. Una volta finiti, li laverete e potrete riciclarli per altri viaggi. Questo andrà tutto nel primo beauty case. Il secondo dovrà essere piccolo e contenere i trucchi (ombretto e mascara), un paio di elastici, le forbicine, una limetta, le pinzette e qualche bracciale. Non tutti: qualche.
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E ora, ecco come sistemare il tutto in valigia:
Non serve altro.
E tu, hai altre cose da aggiungere alla regola del terzo e del quarto?
Hai anche tu un #NonPartoCon, frutto di viaggi con valigioni di roba inutile al seguito?
33 Comments
Ecco…le scarpe da ginnastica! Ovvero la cosa su cui non riesco a decidermi..
Lo so, è difficile sceglierne un paio, quando se ne hanno diverse e piacciono tutte! Però ti devi forzare e lasciare a casa quelle che sarebbero solo un doppione.
Eh lo so… Parto con indosso le scarpe da trekking, ma mi vorrei portare anche le converse e le new Balance. Oltre alle Birkenstock ovviamente.. C’è la farò? 🙁
Le Birkenstock devi portarle per forza, sono comodissime e perfette per un viaggio asiatico. Indossa le più pesanti (quelle da trekking lo sono), ma decidi tra le Converse e le New Balance. Davvero, ne metterai poi solo un paio tra le due! Fai delle prove indossandole con i vestiti che ti porterai, e vedi con quali delle due ti senti più a tuo agio a camminare per il mondo.
Metti in valigia le più leggere tra le due, se non riesci a decidere. Le Converse sono un po’ pesantine, ma non conosco le New Balance.
Si le Birkenstock sono intoccabili, quelle le porto per forza. Hai ragione, altre due paia di scarpe da ginnastica è troppo, devo scegliere 🙁
Allora, ste scarpe da ginnastica? Abbiamo già deciso?
Non pensare di partire per la Thailandia senza avermi messa al corrente se saranno le Converse o le New Balance a metterti il muso perchè le avrai lasciate a casa 😀
Bellissimo! Sto ancora ridendo!! Io viaggio dopo viaggio sto diminuendo sempre più il mio bagaglio e devo dire di essere arrivata ad un buon punto…anche se ai fazzoletti portati da casa non riesco proprio a rinunciare 😉
Aggiungerei alla tua lista: lasciare a casa il quarto costume da bagno, 3 sono più che sufficienti!
Quando ho chiuso l’articolo sono venuti in mente anche a me i costumi da bagno. Però avrei messo “Lasciare a casa il terzo costume”. Dipende però dal tipo di viaggio che si intraprende.
Anch’io parto ancora con la scorta di fazzoletti, manco andassi ogni volta nel deserto del Ghobi 😀
Sei fantastica, Eli! Suggerimenti da vera viaggiatrice che condivido e applico! Con un particolare: vado a un matrimonio con ben tre feste e trascorro 10 giorni a due temperature diverse. E la mia esperienza mi porta a ragionare sul due, che non contempla il 3 e il 4, o il terzo e il quarto come giustamente ti suggerisci! Chissà, forse riesco pure a raccontarlo 🙂
Grazie Gloria! 🙂 Con il viaggio che ti aspetta dovrai fare la valigia riducendo al massimo tutto, altrochè terzi e quarti!
E speriamo si plachi il caos a Fiumicino, che anni fa – in una situazione simile – mi persero la valigia e non la vidi mai più. Il massimo sarebbe viaggiare come una coppia veneta incontrata in Oman: da anni viaggiano solo più col bagaglio a mano.
Io sono un vero disastro con la valigia. Quando sono partita per mesi (e non giorni) la situazione è degenerata esponenzialmente. Ora -penso- di essere migliorata. Però una cosa su cui non riesco a decidermi sono le scarpe e i libri. I libri ne porto sempre troppi, anche per un we, consapevole già in partenza che non li leggerò. Ma è più forte di me (sto cercando di curarmi comunque e nel frattempo ho comprato un kindle per quando viaggio :D).
Le scarpe sono un cruccio anche per me: come vedi dalla foto nel post, ho avuto il coraggio di portarmele tutte!
Sui libri ho dovuto imparare: il trolley piccolo nella seconda foto era pieno di libri. Sono i miei ispiratori, mi servono per scrivere e per vivere, e quindi – pensando “Questo mi servirà sicuramente! Non posso vivere senza rileggere questo” e via dicendo – nei miei due ultimi viaggi lunghi mi ero portata tutti i libri immaginabili. Salvo poi leggerne solo un paio! E così, nell’ultimo viaggio in Inghilterra ne ho portati solo due. Ma sono poi tornata con sei, quelli che avevo acquistato laggiù 😉 Temo non vi sia cura al libro in valigia.
Fare la valigia è un’attività solo apparentemente banale, ma ha dei risvolti quasi esistenziali 😀
Imparare l’arte del “packing light” comporta un gran lavorio interiore: per alcuni finisce per essere terapeutico, per altri continua a risultare pressoché impossibile.
Io per fortuna sono abbastanza minimal di natura, e con gli anni, ed i viaggi (e le regole restrittive di Ryanair), ho affinato il mio talento. Ero quasi commossa per il livello del mio skill di essenzialità da quanto era minimal la mia valigia per la Scozia quest’estate 😀
…e non c’è stato nulla che mi sia mancato durante il viaggio: alcuni prodotti “da toilette” li ho terminati strada facendo ma poi li ho comprati lì, visto che trovi un Boots anche in mezzo alle pecore e sono molto più forniti di qualunque negozio italiano.
Molto valida la tua regola del terzo e del quarto: per alcune cose (scarpe, ad es.) devo dire che arrivo a malapena al secondo, per altre (le magliette) mi viene più difficile applicarla; ma forse fra tutto si compensa.
E concordo sui libri!! Ne porto sempre solo uno, anche perché mi piace comprarli in loco: sono come dei souvenir 🙂
Anche per me i libri comprati in Inghilterra o in America sono sempre stati un souvenir, e così facevo anche in Albania, alla libreria internazionale di Tirana 🙂
Per me il packing light dell’anno di aspettativa era stato terapeutico verso la fine, quando in Thailandia e in Myanmar avevo cominciato a liberarmi della roba in più (troppa), regalandola in giro. Il culmine è stato buttare il trolley piccolo a Kuala Lumpur. Ma sono pur sempre approdata in Oman con un valigione troppo pieno di vestiti che non ho poi mai indossato. Da lì ho imparato la lezione.
ps. “Trovi un Boots anche in mezzo alle pecore”, ah ah! 😀
Me li gusto troppo i tuoi articoli! Mi piacerebbe conoscerti dal vivo… chissà, magari un bel raduno… non si può mai dire. 🙂
Domandina, su un argomento che magari hai già trattato in passato: quali libri di viaggio ti sono sembrati imperdibili? Sempre che ti piaccia il genere, perché potresti (forse a ragione) preferire l’esperienza vissuta a quella raccontata.
Eh eh grazie! Anche a me piacerebbe conoscerti, e l’idea del raduno blogger mi piace. Pensiamoci 😉
Non ho ancora trattato di libri in viaggio, ma ora che mi hai lanciato l’idea, la colgo e farò un post.
Io ho gusti un po’ particolari come letture. Leggo tantissime autobiografie di donne (ad esempio Kuki Gallamann – che scrive della sua vita in Kenya – o Erika Jong, o scrittrici iraniane, albanesi…); oppure Bill Bryson (libri di viaggio). Imperdibile è “Un indovino mi disse” di Tiziano Terzani.
E tu, cosa leggi?
Bryson e Terzani, sì (anch’io ho letto “Un indovino mi disse”, splendido.) Leggo anch’io biografie e autobiografie (ma non di donne, toh!), ma anche libri di viaggio, come “Stan Trek” di Ted Rall (sulle repubblice centroasiatiche dopo il crollo URSS) o “Strade d’oriente” di Maroso e Fiorin (storia di un viaggio in bici da Venezia a Pechino). Al momento sto leggendo “Fisica quantistica per poeti”. Per il resto, tanta narrativa, anche per adolescenti. Ci sono autori fantastici nel genere.
Interessante! Ora mi appunto i tuoi titoli.
Ho dimenticato di dirti che il desiderio di scrivere mi è venuto dopo aver letto “Siamo in famiglia” di Brunella Gasperini, un libro (e un’autrice) che leggeva mia mamma negli anni 70 e che mi ha passato anni dopo. Sono affascinata dalla sua scrittura, la trovo stupenda, ironica, profonda. Fa sorridere e commuovere insieme. Non credo si trovi neanche più in libreria, quel libro. E non ho mai più trovato una autrice capace di farmi rileggere il suo libro tante e tante volte come lei. Pensa che quel libro ha 546 pagine e ho avuto il coraggio di scarrozzarmelo su e giù per l’Asia per un anno. Dopo averlo letto per l’ennesima volta, aprii il mio blog e scrissi l'”About me” 🙂
Diamine, non imparo mai io! E ogni volta al ritorno mi maledico perchè metà della roba che porto rimane illibata e sommersa da magliettine e oggettini comprati in viaggio… Faticaaa!!!
E’ proprio vero, Elisa: per chi, come me, non sa fare una cernita di vestiti, finisce sempre per non toccare metà delle cose che ha portato! Invece bisogna portare meno, e lasciare lo spazio agli acquisti. Io una volta risolvevo portandomi, tutta piegata, una borsa in più per il ritorno 😀
no ma come la mettiamo con la valigia dell’emigrante? Io ho sempre valigie che esplodono, ma vestiti ben pochi e soprattutto porto sempre i più vecchi così a fine viaggio li butto direttamente (o li lascio a chi ne ha bisogno). Prodotti di profumeria/bellezza zero: shampoo bagnoschiuma e affini li compro a destinazione. Scarpe: quelle che uso per il viaggio più UN infradito. Libri: zero, tanto sono maniaca del sudoku e lo trovo in tutte le lingue del mondo.
Allora cosa c’è nella mia valigia? All’andata: i peperoncini ripieni di mia mamma, il sale speciale di mio padre (che se arrivo senza quello c’è gente che mi fucila), aceto balsamico quello vero non quella robetta da supermercato, alchermes, varie ed eventuali. Al ritorno: rigorosamente due polli (ebbene sì, però vedi che senza saperlo seguo la regola del terzo?), un paio di piantine di aloe vera, il peperoncino dolce, quello invece micidialmente piccante, preparazione per fare gli accras, spezie varie ed eventuali.
Una volta portai a casa un albero. Ma era piccolo.
Aaaah ah ah!! Vaifra, mi hai fatta morire dal ridere, come sempre!
La valigia dell’emigrante? Devo farci un post, mi hai dato una bella idea! Non ci posso credere che hai portato un albero, ah ah! Io come emigrante ho sempre portato su e giù di tutto, spesso rovesciandone il contenuto tra i vestiti 🙂
leggevo su fb di un amico trasferito in Russia, anche lui non scherza: tra formaggi e salami i suoi bei 30 kg se li porta in giro pure lui…..
Dai in fondo noi Italiani siamo proprio così: non sappiamo stare troppo tempo senza i sapori di casa, e viceversa quando torniamo vogliamo condividere coi nostri cari i sapori che abbiamo provato altrove. A casa mia impazziscono per il poulet boukané, come faccio a privarli? Non riesco nemmeno mai a capire se sono veramente contenti dei miei ritorni o se basta che gli lanci il pollo dal finestrino dell’aereo…
E l’anno scorso ho portato a casa una cosa “home made”, che però non posso dirti in pubblico. Non ti dico il pandemonio che si è scatenato tra gli amici. Un casino. E mi chiedono il bis!!!!!!!!! (Pazzi).
….Resta il fatto che la valigia dell’emigrante non ha nulla a che vedere con la valigia del turista, vero?
Assolutamente: la valigia dell’emigrante non ha niente a che fare con quella del turista!
Ah ah ah il pollo dal finestino!! Ma cos’è il poulet boukané?
Non puoi mettermi la pulce nell’orecchio sulla cose “home made”, e poi lasciarmi in sospeso a immaginare da sola cos’hai combinato 🙂
Ciao Eli!!
La mia valigia si è ridotta nel tempo, perchè ho capito quanto è faticoso camminare con il peso!! Ora porto proprio il minimo indispensabile…proprio minimo, che spesso mi tocca andare a comprarmi quello mi serve!..ma meglio così..almeno rinnovo anche il guardaroba!! 😉
Ciao Laura!! Sì è vero, anch’io nell’ultimo viaggio a Londra avevo un bello zainone che mi ha fatta pensare che no, proprio non posso più portarmi (soprattutto a spalle) tutto l’armadio dietro! Rinnovare il guardaroba è proprio una bella scusa per portarsi dietro il minimo indispensabile per i primi due giorni 😉
Questo articolo sarebbe stato la mia salvezza un paio di anni fa, quando sono andata in Germania. Ho portato dietro tanta di quella roba, e altrettanta ne ho comprata via via lungo le tappe del tour nella Foresta Nera, che arrivata a Friburgo ho dovuto fare un gran pacco da spedire a casa 🙂 L’alternativa sarebbe stata comprare la terza valigia, ma non ce l’avrei fatta!
Ah ah! Mi ricordi me quando ero partita per l’anno di aspettativa: a pochi mesi del viaggio ero ormai consapevole di essermi portata troppo di tutto. Una volta giunta in Thailandia mi ero informata per spedire parte della roba a casa, e continuavo a parcheggiare il mio valigione in un ostello che consentiva di lasciarli nel magazzino. Non sapendo che la cosa più semplice non sarebbe stata comprare una nuova valigia, bensì di regalare tutto a chi incontravo sulla mia strada 😀
Leggo di tutti questi problemi con i libri….ma un bel Kindle, o comunque un reader, non è contemplato? Io ho risolto tutti i miei problemi. Di libri me ne porto quanti voglio, a questo punto.
E non mi venite a dire che il profumo della carta, la sensazione tattile, sono un’altra cosa. Lo so bene. Ma sono piaceri che mi riservo per la vita sedentaria. In viaggio, come si deve avere il coraggio di abbandonare il troppo e le “coperte di Linus”, bisogna avere il coraggio anche di abbandonare il libro “fisico”.
Hai ragione, Ody! Però io col reader non sono riuscita a instaurare alcun feeling, alcuna simpatia. E quindi mi porto un paio di libri cartacei, e via. Al limite tolgo altro 😉
Anche io giravo con la casa dietro, poi un po’ per la fatica a portarmi 30 kg dietro, un pochino perche’ ho trovato un fidanzato con il vizio di prenotare voli con incluso il bagaglio da stiva solo per viaggi da dieci giorni in su ho iniziato a fare la lista di tutte le cose portate e non adoperate e ad escluderle nel viaggio successivo… Ora riesco a partire con l’indispensabile e a volte ne avanzo ancora… sono riuscita a fare una settimana al mare con il solo trolley a mano, e quanto tempo e fatica risparmiati!
Barbara, devo imparare da te!! 🙂