PUSHKAR, India – Poche settimane fa ho partecipato un ritiro di meditazione Vipassana in India, presso il centro Dhamma Pushkar nel Rajasthan. Il caso (ma esiste il caso?) ha voluto che allo stesso ritiro partecipasse anche una coppia italiana di Piacenza. Dopo due minuti di conversazione avevo subito capito che era una coppia speciale: Thomas e Bruna sono due cuori nomadi che, stanchi di una vita senza prospettive, hanno lasciato tutto per lavorare nelle fattorie italiane, per poi partire per l’Asia con un biglietto di sola andata.
Ma non stanno scappando: il loro obiettivo è tornare in Italia per vivere in maniera diversa e meno convenzionale. Questa è la loro storia.

Quando è scattata la molla che vi ha portati a cambiare vita?
Nel giugno 2017 avevamo fatto una vacanza di quindici giorni in Sardegna, un luogo che abbiamo nel cuore, girando tutta la costa in macchina e dormendo in tenda. Tutta la vacanza era già stata organizzata per filo e per segno, ma un giorno abbiamo cambiato l’itinerario e siamo andati nell’entroterra, nel Supramonte. Il paesaggio era cambiato e avvicinandoci al campeggio abbiamo iniziato a vedere animali liberi, una mucca sdraiata per strada, alcuni cavalli e un puledro che passeggiavano liberi. L’emozione fu forte. Dopo aver sistemato la nostra tenda abbiamo notato una luce fortissima provenire dal retro del ristorante, siamo andati a vedere e davanti ai nostri occhi c’era una vallata rischiarata da un tramonto che ci ha fatto venire le lacrime agli occhi: è stato il tramonto più importante della nostra vita, perché ci ha fatto scattare qualcosa dentro come mai prima.
Non ci bastava più un tramonto all’anno: avevamo bisogno di queste emozioni per vivere.

Da Lat, Vietnam
Qual è stato il momento in cui avete preso la decisione di partire?
Vivevamo insieme da un anno in una casa in affitto, io (Bruna) facevo la parrucchiera e Thomas lavorava in un supermercato, ma facevamo anche altri lavori per riuscire a mantenerci. Tornati dalla vacanza avevamo dentro una grande tristezza, quella tipica che ti prende al ritorno da un viaggio. Questa tristezza non accennava però ad andare via, passavano i giorni ma lei non passava.
Una sera, seduti sul divano, ci siamo guardati negli occhi e ci siamo chiesti:“Ma tu sei felice?”.
La risposta è stata: “No.”
“Allora facciamo qualcosa.”
Prima di questa serata Thomas stava cercando di ottenere un contratto a tempo indeterminato, e dopo aver preso la decisione di fare qualcos’altro eravamo arrivati al punto di sperare che non gli facessero questo contratto. Alla fine è stato Thomas a dire “Non rinnovatemelo, non mi interessa più.”
Non abbiamo figli, non abbiamo un mutuo, la macchina la possiamo vendere insieme a tutte le nostre cose: perché non provarci?

Qual è stato il passo successivo alla decisione?
Abbiamo cominciato a documentarci su vari portali per gente che voleva cambiare vita per farci venire delle idee, finché non abbiamo scoperto il portale Woof, che mette in relazione volontari e progetti rurali naturali, creando rapporti di armonia tra le persone e l’ambiente. Abbiamo poi cercato persone che avessero fatto esperienze lunghe di woofing, e abbiamo trovato una coppia che aveva lasciato tutto da un anno e avevano deciso di fare il giro d’Italia tramite Woof. Li ho contattati e mi hanno raccontato le loro esperienze con un entusiasmo incredibile mentre si trovavano a Napoli in una casa con vista sul Vesuvio a lavorare in un campo, e ci hanno fatto capire che era una cosa fattibile.
Un mese e mezzo dopo avevo le ferie e sono andata a fare un’esperienza da sola con Woof in Liguria, alloggiando in un bosco con la mia tenda. L’esperienza non è stata molto positiva perché i miei host non erano molto cordiali, ma sono stata dieci giorni con i piedi scalzi nel bosco, si faceva il bagno nel fiume, si guardava le stelle. Io avrei dovuto badare agli animali in cambio di vitto e alloggio, anche se in questo caso avevo preferito stare nella mia tenda.
Una delle regole di Woof è che bisogna cenare insieme; c’è una forte condivisione di base, e questo rende l’esperienza unica, è come avere una piccola nuova famiglia per una settimana, un mese o un anno.
Quando ero tornata a casa dentro di me qualcosa era cambiato, ma non riuscivamo a parlarne per la paura di dover affrontare un cambiamento così grande. Una sera, però, ci siamo seduti a tavola e abbiamo deciso che ne dovevamo parlare.
Abbiamo pensato al preavviso da dare al padrone di casa, alla macchina da vendere. A Thomas scadeva il contratto e ha comunicato ai suoi superiori che avrebbe lasciato il lavoro. Da lì a due mesi la nostra vita è cambiata.

Raccolta delle olive in Toscana con Woof
Come avete fatto a superare la paura del cambiamento?
Nel momento in cui è scattata la decisione ci siamo resi conto che non era così difficile cambiare. Nella nostra testa le cose sembrano insormontabili, ma noi in realtà non avevamo nulla che non avremmo potuto ritrovare un anno dopo. Avevamo contratti precari, stipendi bassissimi e un appartamento in affitto in città a 400 euro al mese. Ritrovare due lavori così e un appartamento in affitto non sarebbe stato così difficile, se avessimo voluto tornare.
Nonostante il mio lavoro mi creasse delle difficoltà, non riuscivo a vedere altre soluzioni, ma in realtà era un lavoro come un altro. E’ tutta una questione mentale. Nel momento in cui è scattato qualcosa, tutti quei problemi sono spariti; sono crollati tutti i muri.

Vi è mai presa l’ansia in viaggio di non potercela fare?
All’inizio, mentre eravamo in Giappone, ci era venuta quell’ansia che ci faceva dire “Ma quando torniamo cosa facciamo?”. Perché ci eravamo resi conto che non volevamo tornare e cercare due lavori come quelli che faceva prima, e una casa da 400 euro al mese. Ormai eravamo troppo avanti. E ci sono venuti tutti i dubbi del mondo. Sarebbe stato facile tornare indietro, ma era la cosa che volevamo meno in assoluto. In realtà, in questo anno in viaggio, ogni giorno concretizziamo quello che vogliamo. Ogni piccola esperienza ci sta facendo capire cosa vorremmo dal nostro futuro e forse anche come realizzarlo.

Ayutthaya, Thailandia
E’ stato difficile comunicare ai vostri genitori che avreste cambiato vita?
– Bruna: La mia è una famiglia del sud e mi aspettavo avrebbero reagito male. Io ho sempre lavorato dall’età di 14 anni, mi sono sempre mantenuta e a vent’anni sono andata a vivere da sola. Forse anche i miei genitori si sono resi conto che dopo tanti anni che faccio sacrifici ma non avevo nessuna prospettiva per il mio futuro, per cui stranamente ci hanno detto: “Provate”.
Anche loro si sono resi conto che tornare indietro e ricominciare non sarebbe stato così difficile.
– Thomas: Io ho una famiglia aperta e particolare, mio padre sono anni che vive in Giappone e posso dire che è stato il nostro primo fan, ci ha sempre supportato molto ed è presente dal primo giorno in cui siamo partiti. E’ stato lui a regalarci il nostro primo volo, proprio per andarlo a trovare in Giappone, da dove è partito il nostro viaggio in Asia di sola andata.

Qual è stata la vostra prima esperienza?
Il nostro cambiamento di vita è partito in Italia con un’esperienza in Toscana di un mese con Woof, da una coppia di ragazzi della nostra età che aiutavamo nell’orto e con la raccolta delle olive. Poi ci siamo spostati per un mese in un posto meraviglioso della Sardegna, dove salvavano gli agnellini che erano destinati a essere uccisi. Noi ci occupavamo dell’allattamento di 54 agnellini e c’è stato u momento in cui eravamo 7 woofer da 4 paesi diversi con cui c’è stato uno scambio che ci hanno ispirati a continuare il nostro percorso di cambiamento.
Poi abbiamo fatto un’esperienza di un mese in Liguria vicino a Genova, con orto e capre da portare al pascolo, in una fattoria che collabora con altre sei per la produzione di prodotti quali miele e formaggio. Hanno legna per cucinare e scaldare la casa, vivono in tre con quello che noi pagavamo per l’affitto di un appartamento in città. A questa esperienza ne ha fatto seguito un’altra sempre in Liguria, dove ho imparato a creare il detersivo con la cenere e l’olio essenziale.
In totale abbiamo fatto quattro mesi di esperienze in Italia e il 26 aprile 2018 siamo partiti per il Giappone con un biglietto di sola andata.

Woof in Sardegna con gli agnellini
Il Giappone e l’autostop
Il nostro viaggio in Giappone è durato due mesi e mezzo dormendo in ostelli o tramite Couchsurfing. Quest’ultimo è un portale in cui chiedi ospitalità gratuita per qualche giorno e puoi dormire sul divano di casa, anche se spesso c’è una stanza con un letto a disposizione per i viaggiatori. All’inizio è stato difficile convivere con persone sconosciute, ma ora ci piace tantissimo, è una sfida, chissà chi incontreremo, come vivremo e cosa impareremo di nuovo.
In Giappone abbiamo scoperto la meraviglia di fare l’autostop, anche se quando abbiamo iniziato eravamo molto agitati.
Abbiamo iniziato una domenica accettando un passaggio da un ragazzo con un furgone nero con gli interni in pelle con stemmi dorati ovunque, tre schermi che trasmettevano un concerto rock giapponese e noi che pensavamo “Ecco, adesso la mafia ci rapisce e non torniamo più”. In realtà in Giappone puoi trovare gente di ogni tipo, dai business-men in giacca e cravatta con la borsetta in peluche di Hello Kitty.
Quest’uomo ci disse che avevamo scelto il posto sbagliato per fare l’autostop, che lui non poteva portarci ma ci avrebbe accompagnati in un posto migliore, in una piazzola di sosta, Da lì ci ha caricato una ragazza agitatissima perché non aveva mai caricato nessuno, ma è andato tutto bene. La ragazza ha fatto con noi solo una parte del nostro tragitto, poi ci ha lasciati in un’altra piazzola di sosta dove non abbiamo fatto in tempo di appoggiare i nostri zaini per terra che un signore che lavorava lì ci ha visto e ci ha chiesto dove dovevamo andare. Ha così chiamato delle ragazze giapponesi che stavano facendo un tour e ha spiegato loro dove dovevamo andare.
Spesso la gente si fermava per chiedere se avevamo bisogno di aiuto, e anche se dovevano andare dalla parte opposta rispondevano: “Non c’è problema, vi portiamo noi.” I giapponesi sono così: aiutano, e con il cuore.

Quanti soldi avevate da parte quando siete partiti?
Quando siamo partiti per l’Asia abbiamo ricevuto la liquidazione per aver lasciato i nostri due lavori e abbiamo venduto la macchina, il frullatore, la cyclette e tutte le cose che non ci servivano più. Noi non compravamo mai giubbotti da 500 euro, cellulari da 1000 euro o vestiti nuovi ogni anno o di marca, per cui avevamo dei soldi da parte.
Noi viaggiamo con un budget di 10 euro al giorno a testa, esclusa l’assicurazione di viaggio che consigliamo vivamente di fare per non incappare in brutte sorprese in caso di ricovero ospedaliero. Ovviamente mangiamo in ristoranti locali e non spendiamo in cose inutili. A volte abbiamo fatto volontariato in cambio di vitto e alloggio tramite il portale Workaway, dove lavoravamo quattro o cinque ore al giorno ma senza spese per alcune settimane se non magari noleggiare uno scooter per fare qualche escursione. Queste pause con Worwaway ci servivano per fermarci e riposarci, fare esperienza e risparmiare per vedere luoghi turistici cari quali Angkor Wat in Cambogia.
In questa parte del nostro viaggio non abbiamo utilizzato Woof perché bisogna pagare una tassa di iscrizione per paese; con Workaway abbiamo quindi risparmiato su questa tassa, perché in questo caso è invece un’unica tassa di iscrizione vale per tutto il mondo. Inoltre, le esperienze con Woof sono sempre un po’ isolate dai luoghi di interesse, e noi in Asia volevamo invece visitare e conoscere il mondo asiatico. Con Workaway invece si possono trovare anche ostelli in centro.

Woof in Sardegna, sradicando erbacce nell’orto
Conoscevate la lingua inglese?
Io (Bruna) quando sono partita non sapevo una parola di inglese, Thomas l’aveva invece imparato a scuola, ma appunto lo conosceva a livello scolastico (italiano, NdR). Il mio inglese era quindi a zero, ma viaggiando e parlando con le persone che ci ospitavano l’ho imparato e nel giro di un anno sono riuscita ad arrivare a comunicare e a capire la maggior parte delle conversazioni.
All’inizio (e soprattutto in Giappone) abbiamo usato Google Translate, che non solo traduce ma anche parla, quindi con chi ci caricava in Giappone è stato utilissimo per farci capire.
Quali paesi avete fatto in Asia?
Giappone, Thailandia del nord, Laos, Vietnam da nord a sud, Cambogia, poi abbiamo fatto il sud della Thailandia, Malesia dell’ovest, Singapore, Nepal per un mese e mezzo (il paese che più abbiamo amato) e ora siamo in India, dove staremo per qualche mese.

Sapa, Vietnam
Qual è stato l’insegnamento più grande che avete ricevuto in viaggio?
– Bruna: Più lasci che gli eventi accadano senza opporre resistenza e senza la mania di controllare tutto, più le cose vanno come devono andare. Io prima ero una ragazza che controllava tutto, negli anni ero diventata una maniaca del controllo, tenevo tutto, tutti gli scontrini, e quest controllo era diventato quasi un’ossessione.
Se ti ostini a far andare le cose come vorresti tu, qualcosa ve sempre storto, perché sale la frustrazione e l’agitazione. Accettare ciò che accade in viaggio senza paura e senza manipolarlo è forse l’insegnamento più grande che abbiamo ricevuto in viaggio.
– Thomas: Io ho sempre già vissuto così, lasciando che le cose accadessero senza controllarle troppo, e in viaggio ho rafforzato questa mia convinzione che accettare la realtà per quella che è, senza forzarla a essere come vorremmo, è il modo migliore per vivere la vita.

E’ difficile viaggiare in coppia?
Inizialmente è stato molto difficile, perché devi affrontare tutto da solo ma anche badare a chi è con te. Il minimo problema personale diventa un problema di entrambi. A un certo punto o ti dividi, o superi la crisi e diventi inseparabile. Noi al secondo mese all’estero abbiamo avuto una crisi, ma siamo riusciti a superarla. Quando si parte senza un biglietto di ritorno e stai costruendo il tuo destino in viaggio è tutto più precario, bellissimo ma può mettere a dura prova una coppia.

Langkawi, Malesia
Cosa farete dopo questo lungo viaggio?
Sicuramente non vogliamo tornare alla vita di prima, ma ci manca l’Italia e ci piace il nostro paese e vogliamo crearci un futuro lì. Non vogliamo scappare all’estero, vogliamo solo crearci una vita alternativa a quella che avevamo prima di partire. Faremo un’altra esperienza di woofing in Italia perché ci ha insegnato tanto e ci può insegnare ancora tante cose. Grazie al portale Woof abbiamo visto la luce in Italia. Abbiamo scoperto altri modi di vivere, tanti modi diversi, più rilassati ed economici, per vivere. Abbiamo scoperto che esistono tante comunità che vivono in maniera indipendente auto-sostenendoci, alcuni anche senza elettricità. Il Woof ci ha regalato questo: la consapevolezza che una vita alternativa e senza stress è possibile. Cercheremo quindi di trovare la nostra strada.

Quale consiglio date a chi vuole cambiare vita ma è bloccato?
Il 99% dei nostri limiti sono solo nella nostra testa.
Se vuoi puoi.
I nostri blocchi, la paura di partire e lasciare tutto, casa e lavoro, è quasi sempre solo mentale. Questo non vale solamente per chi vuole cambiare vita e partire, ma anche solo per chi non cambia mai strada per andare al lavoro perch ingabbiato nell’abitudine, o chi è intrappolato in una relazione che non funziona più. I blocchi ci chiudono gli occhi e non ci fanno vedere la luce.
Cambiare vita non significa per forza mollare tutto con un biglietto sola andata: significa superare la paura di cambiare anche solo una virgola di una vita che non ci va più e ci rende infelici. A volte le piccole cose ci sembrano strade enormi da percorrere, ma è tutto nella nostra mente. Bisogna sperimentare cose nuove e provarci. Fate qualcosa che vi spaventa, datevi un obiettivo, sperimentate una nuova strada: la via della felicità passa sotto casa.
Le avventure di Thomas e Bruna le trovate come Cuori Nomadi su Facebook, ma è su Instagram che pubblicano giornalmente le loro incredibili storie in giro per il mondo.

4 Comments
Una bella storia, una bella coppia. Bravi ragazzi dal sorriso sincero. La Sardegna, nel suo piccolo, generatrice di impulso al cambiamento. Grazie, come sempre, per la pillola di benessere. Un caro saluto
Ciao Paolo, è proprio così, Bruna e Thomas hanno un sorriso che lascia trapelare la loro sincerità e umiltà.
Un caro saluto da Varanasi!
Ciao Eli!!
Grazie per questa bella storia.
È sempre bello vedere quante persone stanno cercando la felicità …e quale sono i percorsi che le aiutano a trovarla!
Bello vedere l’umiltà, semplicità e tenacia di Bruna e Thomas!!
Un salutone!!
Ciao Laura, la loro è proprio una bella storia che può portare al cambiamento anche altre persone che, come loro, vorrebbero inseguire la felicità ma non sanno da dove partire.
Buona domenica dall’India!