Ciao Eli!
Seguo il tuo blog da circa un anno e mi piace perché è diverso dagli altri: per cambiare vita bisogna cambiare dentro, prima di cambiare paese.
Per me questi giorni sono un po’ critici, perché penso a cosa voglio fare della mia vita e non trovo risposta.
Sono tornata da un mese da un anno in Australia con il mio ragazzo, e ora dovrei cercare lavoro.
Mi piace viaggiare, ho fatto l’Erasmus a Parigi, dove ho lasciato il cuore, e un’estate sono anche partita per Manchester. Ho lavorato lì per due mesi e poi sono tornata, perché la città non mi piaceva per niente.
Mentre ero in Australia volevo la routine italiana, volevo i miei amici e la mia famiglia vicini a me. Ora che sono tornata ho paura di rinchiudermi di nuovo in un ufficio.
Prima di andare in Australia avevo lavorato 2 anni in un ufficio come traduttrice e a un certo punto dicevo alla mia collega che volevo andare a correre nei prati! Ah ah!
Insomma, oggi pomeriggio ho il colloquio finale con un’azienda veneta.
Non è neanche il contratto a preoccuparmi perché io non lo voglio il contratto indeterminato, ho paura di sentirmi soffocare… un po’ come quando il mio ragazzo parla di aprire un mutuo: mi viene il mal di pancia.
Perché ti scrivo? Proprio perché tu sai che
Io mi chiedo: Perché non posso aspirare a un bel lavoro in ufficio per 30 anni come tutti?
Oggi pomeriggio andrò a questo colloquio e ancora non so se sarò in grado di fare finta che mi interessa.
Mi dicono di provare perché se no non saprò mai se mi piace… ma io dico che invece lo so già! Mi dicono ma cosa vuoi fare se non un lavoro in ufficio? E io dico ci sono mille milioni di lavori che non sono d’ufficio! Mi sento un pesce fuor d’acqua.
E vuoi sapere una cosa buffissima? Ho sempre sofferto di asma e mille allergie anche a cani e gatti. In Australia non sono mai stata meglio, benché non fosse il paese per me. Anzi, ho vissuto sei mesi con due cani sulla moquette! E da quando sono tornata a metà ottobre prendo medicine per le allergie tutti i giorni e mi è tornato il mal di pancia cronico.
…
Il colloquio è andato così bene che oggi mi hanno presentato il contratto. Tre anni di apprendistato e poi indeterminato. Lo stipendio non è male e insomma anche il contratto ormai è cosa rara.
Devo decidere entro domattina se accettare o meno. Sono straconfusa e non so cosa fare. In cuor mio speravo che lo stipendio fosse talmente basso da avere una scusa per rifiutarlo! Non mi va di “iniziare per vedere com’è” e poi andarmene dopo qualche mese, perché con tutto lo schifo che c’è in giro, non voglio essere io a prendere in giro una delle poche aziende che sembrano serie e offrono stipendi adeguati alla vita.
Non so dove sbattere la testa per decidere cosa fare. Help!
Il cambiamento verso la tranquillità deve prima di tutto avvenire dentro di noi.
Poi, però, c’è il passo successivo da fare, ovvero: ora che mi sento più tranquilla, DOVE voglio vivere?
Qui o altrove?
Cosa fa per me?
L’Italia o altrove?
Anche se, dalla lettera, si intuisce già la risposta: il nostro inconscio è bravissimo a farci dire ciò che la società si aspetta da noi, mettendoci TRA LE RIGHE ciò che vogliamo veramente.
Se il mutuo ti fa sentire un certo senso di soffocamento, perché dovresti aprirlo? Non ci si dovrebbe impelagare in cose che sentiamo non vanno bene per noi, che cozzano contro la vita che sogniamo. Un posto fisso in Veneto? Se prima sognavi di correre nei prati, la vedo dura!
Mi dici che quando eri in Australia ti mancava casa: probabilmente l’Australia non era il tuo posto.
“Perché non posso aspirare a un bel lavoro in ufficio per 30 anni come tutti?”.
Perché non va bene per la tua personalità e non è quello che vuoi TU!
Il lavoro in ufficio per trent’anni lasciamolo a chi lo sogna, a chi si sente bene con un lavoro a tempo indeterminato.
La vita è corta, mica possiamo spenderla arrovellandoci perché non siamo come altri.
“Oggi pomeriggio andrò a questo colloquio e ancora non so se sarò in grado di fare finta che mi interessa”.
Potrai essere un’attrice perfetta al colloquio di lavoro, ma non potrai mentire a te stessa, e le tue allergie ne sono lo specchio. Via da qui, le allergie spariscono come per incanto. Come mai?
Alle malattie psicosomatiche ho già dedicato un articolo. Lo psicoterapeuta Claudio Bonipozzi parla così delle allergie:
Allergie (sistema immunitario che si difende a vuoto)
Con l’esperienza allergica sperimentiamo una vera e propria strategia difensiva nei confronti di sostanze esterne vissute in modo estremamente pericolose e problematiche. Collegamento con qualcosa che non accettiamo e che risveglia una emotività traumatica. Può essere interpretata come un timore inconscio del soggetto di venire in contatto con sostanze “non conosciute” che potrebbero modificarlo. Esprimono una modalità di “sfogo” a una vita sempre più “compressa” tra lo stress da un lato e un’emotività spenta, soffocata e razionalizzata dall’altro.
Ascolta le allergie: cosa ti stanno dicendo?
E poi… non seguire nient’altro che il tuo cuore.
Se ti dice di accettare, per provare, per vedere se proprio non ce la fai, accetta. Mal che vada, poi lo lasci. Se invece proprio il tuo cuore ti dice “No!”, allora segui il tuo cuore.
Per riflettere, guarda il VIDEO qui sopra, “Follow your heart”, in cui Alan Watts dice: “Meglio avere una vita breve, ma piena delle cose che ti piace fare, piuttosto che avere una vita lunga, spesa in maniera deprimente”, e Steve Jobs afferma:
Guarda anche quello che trovi nell’articolo Posto Fisso o Libertà?
Quale consiglio dareste, voi, a chi deve decidere se accettare un lavoro a tempo indeterminato, pur volendo altro?
25 Comments
Ciao Eli!! Dare consigli è difficilissimo, ma capisco benissimo la sensazione, per cui racconto cosa è capitato a me, sperando possa essere d’aiuto (un po’ della storia la sai già!)…
Poco più di un anno fa, rientrata dopo 3 anni negli Stati Uniti mi sono presa 3 mesi di aspettativa mentre richiedevo il trasferimento in Europa. Dentro, in fondo al mio cuore speravo non ci fossero posizioni disponibili, perché già sapevo che quel lavoro e quell’azienda non facevano più per me, ma invece sono uscite ben due posizioni: una a Madrid e una a Parigi.
La mia voce interiore mi ripeteva “Bastaaaaa, questo lavoro non fa per teeee!”, ma in quel momento non ero ancora pronta per dire no. Sapevo di voler dire NO, ma non ero pronta a viverne ed affrontarne tutte le conseguenze. E così sono partita per Parigi. Lì ho passato un anno splendido, conosciuto nuove persone, imparato (un po’) una nuova lingua. Ma la mia voce interiore è tornata a farsi sentire e questa volta ha trovato una me pronta ad ascoltarla, anche grazie all’esperienza parigina, anche grazie al fatto che ero sicura di averle provate tutte.
Da allora mi sono licenziata, sono tornata in Italia (dove io volevo tornare a vivere) e ho iniziato un corso serale di interior design. Ho qualche risparmio da parte che mi consente autonomia di qualche mese per poter pensare a come trasformare in realtà il sogno di cambiare mestiere.
Quello che vorrei a questa ragazza non è solo “c’è sempre tempo per cambiare idea”. Quello che vorrei dirle è anche: “ascoltati completamente. Ascolta i tuoi desideri, ma anche le tue paure. Datti il tempo di affrontarle perché a quel punto, quando spiccherai il volo, avrai ali abbastanza forti da superare fasi di stallo e picchiate improvvise”. In bocca al lupo!
Ottavia, non mi sento di aggiungere altro a questo tuo bellissimo commento, se non un grazie per aver condiviso (ancora una volta) la tua storia personale qui sul mio blog.
Credo proprio che abbia ascoltato solamente la sua voce interiore!
Ciao! Come ti capisco, è lo stesso problema che ho avuto io qualche settimana fa: un (bel) posto in ufficio da tirocinante e poi tempo indeterminato. E quando sono salita in macchina dopo che mi hanno fatto la proposta ho avuto una crisi di panico… Da un lato mi sentivo in colpa a non essere contenta di avere quel l’opportunità che la maggior parte dei miei amici si sognano, dall altro però vedevo chiaramente tutto quello che mi sarebbe piaciuto fare… Ci ho messo 4 giorni a dare una risposta, ma in realtà sapevo già cosa dovevo fare 😉 in bocca al lupo in ogni caso!
Ciao Michela! Conosco bene quella crisi di panico da “oddio, sto per finire in una gabbia” 🙂 Complimenti per il coraggio che hai avuto di ascoltare ciò che volevi fare davvero. Non è da tutti!
dalla lettera mi sembra chiaro che questa ragazza sappia già quello che vuole. la confusione non è su quello che è meglio per lei ma tra il seguire quello che desidera e quello che è “normale” per la società e la famiglia.
anche io quando tornai dopo un anno passato in australia mi ritrovai con allergie e dermatiti varie che spuntavano come funghi. la mia dermatologa mi disse: mi sa che hai fatto male a tornare. quanto aveva ragione! il corpo non mente MAI. impariamo ad ascoltarlo e a seguire cio’ che siamo. so bene quanto è difficile, io ci ho messo una vita, ma davvero non c’è altra soluzione se vogliamo Vivere. accordarsi a quello che voglio gli altri con sofferenza farà solo del male, a noi e agli altri di riflesso perché una persona infelice porta solo guai 😉
Ciao Simona, la mia dottoressa e la tua dermatologa la vedono lunga 🙂 Sono d’accordo col tuo pensiero, e soprattutto con il fatto che una persona infelice porti solo guai: guai verso se stessa e chi risentirà delle sue ansie. Il mondo ha bisogno di persone felici.
..ma io credo che in questo articolo, oggi come oggi, ci sia un po’ di pazzia!!!vorrei che lo leggessero le persone che soffrono e che sono in condizioni disperate per la mancanza di lavoro!!!Vorrei che queste persona potessero parlare con questa ragazza per dargli un consiglio!!!Per me sono persone che NON HANNO UNA BASE, sono insicure e vogliono, pretendono quello che la vita e loro stesse, non possono avere!!! Girano il mondo, poi ritornano a casa, nel nido famigliare e Italia, disperate!! Il mio caso…….ho quasi 70 anni…ho lavorato 40 anni in ufficio, soffrendo (poco) e gioiendo (molto).ho conosciuto il mondo godendomi le ferie che la mia azienda (giustamente!!) mi dava!! e quando tornavo ero felice!! Ora sono in pensione, e ancora me la godo, soffrendo per quelle persone SFORTUNATE che non hanno lavoro!! Ma facciamo un “referendum” su questo blog: è sfortunato piu’ chi non ha il lavoro??? oppure chi, come questa ragazza, è angosciata per accettare il posto fisso?? grazie e auguri comunque!!!
Io penso che non ci sia un modo giusto o sbagliato per essere felici. Se una persona trova felicità nel posto fisso per 40 anni ben venga. Se invece una persona ritiene che la sua felicità sia altrove meglio così. Purtroppo siamo in un periodo storico in cui, è vero, il posto fisso è un privilegio, soprattutto in Italia. Ma credo anche che sia sbagliato condannare chi, contro corrente, voglia trovare un’altra via per raggiungere la propria felicità. Quindi, secondo me, è sfortunato sia chi non ha un lavoro, sia chi è angosciato nell’accettare un posto fisso.
Io parlo da trentenne e sono consapevole che la generazione dei miei genitori (60/70 anni) faccia molta fatica a capire una reazione del genere perché sono nati nell’era del posto fisso. Ma in fin dei conti…mi angoscia di più l’idea di passare 40 anni in un ufficio a fare una cosa che non mi rende felice e svegliarmi un giorno piena di rimpianti piuttosto che, visto che siamo ancora giovani, rischiare adesso!
In bocca al lupo! 🙂
Sono d’accordo, Laury: la generazione dei tuoi genitori (e dei miei, che sono un po’ più anziani) spesso fatica a capire questa voglia di libertà di seguire le proprie passioni. La ragazza della lettera ha 26 anni e credo proprio che possa permettersi di rischiare.
Non è sfortunato chi non ha il lavoro, ma chi non ha quello che vuole,
però esiste di peggio: “chi non sa quello che vuole” 🙂
Ciao Michele, sapere ciò che non si vuole è già un bel traguardo nella vita, e poi il resto si decide vivendo. Però credo che questa ragazza avesse le idee chiare, e fosse solo un po’ impaurita ad esprimerle.
Eli, sono d’accordo con te che “SAPERE ciò che NON si vuole” è un bel traguardo, ma c’è un abisso con chi “NON SA quello che vuole” a cui io mi riferivo.
Per quanto riguarda la ragazza, io con tanta sincerità ti dico che non me la sento di interpretare il suo pensiero e spingerla nella scelta, solo riesco a dirgli che, data l’importanza della questione, deve da sola cercare di capire cosa vuole davvero e scegliere senza influenze esterne assumendosene pienamente la responsabilità. Ma questo è solo il mio pensiero.
Ciao Bilancia, sono contenta che tu abbia lasciato qui questo commento, così riflettiamo tutti. Più punti di vista sono arricchenti.
Io non credo che questa ragazza non abbia una base, ma che semplicemente la pensi diversamente da altri perché ha la possibilità di scegliere. Non mi ha scritto perché si riteneva sfortunata, ma perché era indecisa su una scelta importante, pur sapendo del suo privilegio dell’aver passato un colloquio per un lavoro importante. Che però non le interessa.
Certamente è più sfortunato chi non ha un lavoro e arriva a stento a fine mese, ma il mio blog non si occupa di questo, bensì di viaggi e di persone che vogliono cambiare vita e/o seguire i propri sogni, e quindi do spazio ai ragazzi che seguono le proprie passioni e non ad altre problematiche, che siano esse più serie o meno.
Dal tuo commento ho percepito una serenità invidiabile, l’aver potuto lavorare e viaggiare, aver gioito più che sofferto, e tornare felice dai tuoi viaggi: non è da tutti, e porta una ventata di positività. Grazie.
L’allergia al posto fisso mi è sempre appartenuta. Ho scelto per questo di fare la giornalista freelance perchè – sebbene più difficile raccimolare soldi – è l’unico modo per scoprire il mondo, mantenere viva la curiosità e riuscire a conoscere persone di ogni tipo.
Non tornerei mai indietro. A volte è stato difficile ma sempre stimolante. Perchè anche nelle difficoltà mi sono sentita viva, ho aguzzato l’ingegno, mi sono data da fare e ho colto segnali provenienti da ogni parte. Ed è il miglior modo di vivere, secondo me.
Concordo con te Eli. Forse l’Australia non era nelle corde della tua lettrice…ma di sicuro non lo è nemmeno il posto fisso. Se no sarebbe piena di entusiasmo.
Se c’è una cosa che ho imparato è che noi sappiamo sempre cosa è meglio per la nostra felicità. E’ solo che a volte non vogliamo ascoltarla quella vocina.
Di questo parlo anche nel mio nuovo e-book Esercita la tua Felicità. Come coltivare un sogno e ascoltare quella vocina. Lei non sbaglia mai. Io me ne sono fatta una ragione 😉
E sono diventata più felice!
Grazie della tua testimonianza, Assunta! Se ascoltassimo più spesso le nostre vocine interiori, staremmo meglio tutti. Un nuovo e-book? Vado subito a vedere!
Un abbraccio.
Io ci penserei tantissimo prima di accettare consigli gratuiti, specialmente su argomenti cosi importanti e vitali
Si dice bene che Dio manda il pane a chi non ha i denti, ma per fortuna questo pane non andrà sprecato (come tanto cibo in questo mondo); se alla fine deciderai di non accettarlo, c’è una schiera di gente affamata che tu neanche immagini.
Il mio consiglio è quello di scegliere da sola, cosa già tanto difficile con tutti i condizionamenti interni che abbiamo, se poi ci aggiungi anche quelli esterni, dove va a finire la tua libertà?
Decidi tu della tua vita, almeno se sbagli sarà a causa di tuoi errori e non di quelli di altri.
Credo che la ragazza stesse solo cercando conferma di ciò che aveva già deciso dentro di sè, altrimenti non avrebbe scritto a me – sapendo come la penso e di cosa scrivo – ma a qualcun altro che le avrebbe detto “Ma sei matta? Accettalo subito!”. Penso non ci sia nulla di male nel chiedere un parere, lo fanno tutti da che sono nate le riviste e le lettere al direttore 😉 Ma poi, a decidere siamo sempre e solo noi.
Essere indecisa tra accettare oppure rifiutare e proseguire per la propria strada è già di per se la risposta ai dubbi della ragazza. Segui il tuo cuore e non avrai mai nessun rimpianto!
Giusto, Gianluca! La risposta era già nel suo cuore.
Che dire che dire.
Vorrei rispondere a Bilancia e a tutti voi. Il lavoro fisso e una trappola come le sue ferie. Trappole da dove evadi ma senza quel cordone ombelicale di sicurezza e colleghi frustrati che attendono il tuo ritorno certo.
Io scappero’. E non avro’ fatto male a nessuno. Buona vita quaglio’
Buona vita anche a te, Andre: non avrai fatto proprio male a nessuno.
Mi troverei davvero in difficoltà nel dare un consiglio. La vita è potenzialmente piena di forzature, perciò sarebbe un peccato non cercare di eliminare quelle che rientrano nell’ambito delle nostre scelte. Però è anche vero che nessuna scelta può darti tutto. In una certa misura, è normale sognare i prati mentre si fa un lavoro di ufficio e sognare la tranquillità quando si fa una vita movimentata. Devi sempre rinunciare a qualcosa. L’importante è capire quale rinuncia ti fa male e quale è accettabile. Magari per un periodo, non per sempre. Mi accorgo che spesso le scelte sembrano schiaccianti perché si tende a vederle come stabili. A me succede con la casa. Voglio costruire qui una casa più bella dove vivere, con relativo impegno economico e di energie? Se ci aggiungo un “per sempre”, mi angoscio inutilmente. Come faccio a sapere dove vorrò essere tra dieci anni? Non sono una viaggiatrice, ma dieci anni fa, se mi avessero detto che sarei venuta a vivere qui, mi sarei fatta una risata. Perciò ho pensato: beh, cosa può succedermi di terribile se sbaglio scelta? Metto in vendita la casa nuova. E se non riesco a venderla subito? Aspetto. E se non mi danno la cifra che chiedo? Calo il prezzo. Insomma, alla fine LA scelta, di solito, è soltanto UNA scelta che si può aggiustare strada facendo, per fortuna.
In bocca al lupo alla protagonista dell’articolo! 🙂
Grazie per questo bel commento costruttivo, Grazia.
Alla fine, la protagonista dell’articolo aveva già scelto da sè nel pomeriggio, mi ha riferito, e ha scelto di non accettare il lavoro. Sicuramente le saranno offerti altri colloqui di lavoro in futuro, e si troverà di fronte ad altre scelte. La sua scelta si aggiusterà strada facendo, come hai detto bene tu.
Posso rispondere ad Andre??? lei dice che il “posto fisso è una trappola come le sue ferie….(????????) certo una sua personalissima opinione, come la mia del resto!!!Lo chiediamo a chi è in cerca di lavoro, a chi non arriva a fine mese, a chi ha tentato il suicidio perche’ non ce la faceva piu???? qui su questo blog, credo che il 99% delle persone non abbiano problemi di lavoro o siano persone agiate, guardate un po’ fuori,,,,, (Eli mi ha gia’ risposto che questo non è il posto adatto per…) ma ribadisco che proprio stasera a cena con amici, ho fatto leggere l’articolo della ragazza e dell’allergia al posto fisso…….Avreste dovuto vedere la faccia di 2 persone 45 enni che sono a spasso da 8 mesi, con figli a carico e non sanno dove sbattere la testa!!! Posso avere l’indirizzo del posto fisso che la ragazza ha rinunciato???? grazie….
[…] alla fine, la ragazza allergica al posto fisso che mi ha scritto una lettera un paio di giorni fa, chiedendo qualche consiglio se accettare oppure no un lavoro a tempo […]